Secondo i primi dati ufficiali del ministero dell'Interno, i moderati si aggiudicano la prima consultazione elettorale dopo lo storico accordo sul nucleare e la fine dell'embargo. Alta l'affluenza: oltre il 60 per cento
Moderati in testa alle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea degli esperti e del Parlamento in Iran. “Questi risultati danno al governo più credibilità e più potere”, ha commentato il presidente dell’Iran Hassan Rohani. Si tratta della prima consultazione elettorale dopo l’accordo storico sul nucleare e la fine dell’embargo. L’affluenza è stata di oltre il 60 per cento dei votanti e nel collegio di Teheran 30 seggi su 30 per il Parlamento sono stati assegnati ai riformisti. I cittadini erano chiamati anche a scegliere i nuovi componenti dell’Assemblea degli Esperti: l’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani e l’attuale presidente Rohani, entrambi di area riformista, sono arrivati rispettivamente primo e secondo. L’organo, composto da 88 membri in carica per 8 anni, ha un ruolo fondamentale nel sistema politico iraniano perché sarà chiamato a scegliere al suo interno il successore della Guida Suprema qualora Ali Khamenei muoia o si dimetta.
I primi risultati premiamo quindi la linea moderata di Rohani. E non solo a Teheran: anche nelle altre città, da cui giungono per ora solo notizie ufficiose, i sostenitori del presidente starebbero conquistando oltre il 40% dei seggi. Ovunque i conservatori arretrano, mentre si sta affermando anche un buon numero di candidati indipendenti.
Vittoria riformisti a Teheran – Con il conteggio dei voti ancora da completare, i riformisti iraniani si apprestano a conquistare tutti i 30 seggi parlamentari previsti per Teheran. Si tratta di un risultato importante per il presidente riformista Hassan Rouhani che vede così premiata la sua linea politica nei confronti dei conservatori. Lo spoglio dei voti che determinerà l’assegnazione dei 290 seggi parlamentari sarà ultimato nel pomeriggio di oggi secondo quanto anticipato dal ministero dell’Interno iraniano. L’avanzata di Rouhani nella capitale indicherebbe un successo generale per il presidente che potrebbe così contare su un Parlamento più favorevole alle sue aperture verso l’esterno dopo l’accordo sul nucleare concluso con le potenze occidentali. Rouhani e il suo principale alleato, l’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, sono in testa anche nell’assegnazione dei seggi per l’Assemblea degli esperti, l’organismo che seleziona il leader supremo, la più alta autorità del Paese. Sia il Parlamento che l’Assemblea erano da anni controllati dai conservatori vicini all’Ayatollah Ali Khamenei. Al voto di venerdì hanno partecipato circa 33 milioni di elettori sui 55 milioni di aventi diritto. I candidati che si sono presentati sono stati oltre 4.800.
Assemblea degli esperti: in testa Rafsanjani e Rohani – L’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani e l’attuale presidente Hassan Rohani, alleati riformisti, sono arrivati rispettivamente primo e secondo nelle elezioni per l’Assemblea degli esperti. “E’ finito il tempo dello scontro, ora è il momento della cooperazione”, ha commentato Rafsanjani. L’ex compagno di lotta dell’Imam Khomeini, da alcuni considerato un “pragmatico” e da altri uno “squalo” della politica, emerge come uno dei vincitori di queste elezioni e come un candidato forte, in caso se ne apra l’opportunità, per prendere il posto di Khamenei.
I riformisti, pur non ottenendo la maggioranza, hanno umiliato gli ultra-conservatori. Anche qui, nel collegio di Teheran, i primi posti dei sedici assegnati sono stati occupati dai moderati, con l’ayatollah Akbar Hascemi Rafsajani in testa con oltre 600mila preferenze, seguito a ruota dallo stesso presidente della Repubblica Rohani. Ahmad Janati, presidente dell’onnipotente Consiglio dei Guardiani, è finito al decimo posto, mentre l’ayatollah Yazdi, il religioso per il quale “il popolo non conta nulla”, si è piazzato dodicesimo. La presenza massiccia di uomini legati a Rafsajani, pur se presenti in liste conservatrici, e l’alleanza tra Rafsajani e Rohani potrebbero creare scenari inediti nel caso si dovesse eleggere una nuova Guida Suprema, in un’era post-Khamenei.
Dati ancora parziali – Ancora non è chiaro chi avrà il 50% + 1 dei 290 seggi parlamentari. Molto resta ancora nella nebbia, perché i dati ufficiali arrivano con il contagocce e per avere un quadro definitivo, ha avvertito il ministero degli Interni, bisognerà aspettare fino a martedì prossimo, quando tutti i milioni di voti deposti nei 52mila seggi sparpagliati per il Paese saranno stati scrutinati e controfirmati dal Consiglio dei Guardiani, l’organismo giuridico-religioso che controlla l’attività parlamentare, seleziona le candidature e mette il timbro anche sui risultati di ogni voto popolare. E neanche allora sarà finita del tutto, in quanto in alcuni collegi elettorali nessun candidato ha raggiunto il quorum, ovvero il 25% dei voti, e sarà necessario andare ad un ballottaggio, previsto per fine aprile. Anche una manciata di deputati dell’ultima ora potrebbe cambiare i rapporti di forza in Parlamento.
Mistero affluenza – Resta infine ancora un mistero l’affluenza al voto. Il 26 febbraio i seggi sono rimasti aperti fino a notte fonda per consentire alle lunghe file di elettori di votare. Oggi il ministero degli Interni ha parlato di oltre 33 milioni di votanti, ovvero il 60% di un elettorato di 55 milioni di elettori. Una cifra che sarebbe inferiore al 62% delle elezioni del 2012, quando i riformisti avevano invitato la popolazione al boicottaggio in seguito alla repressione sanguinosa della Rivoluzione verde del 2009. Anche qui, però, i dati non sono definitivi, e la cifra di 33 milioni si riferisce a 40mila seggi su 52mila. La commissione elettorale ha parlato in serata di 70 milioni di voti complessivi tra schede per il Majlis e schede per l’Assemblea degli Esperti. Tutto deve essere ancora verificato e, ovviamente, timbrato dal Consiglio dei Guardiani.