Quel macabro particolare aveva una spiegazione logica. Gli assassini di Gloria Rosboch hanno spogliato il cadavere solo dei pantaloni e della giacca perché avevano paura di fare la stessa fine di Massimo Bossetti, accusato di essere il killer di Yara Gambirasio. Gabriele Defillippi, 22 anni, ex allievo e presunto assassino della professoressa di 49 anni scomparsa il 13 gennaio e ritrovata morta il 19 febbraio in una vasca di una ex discarica a Rivara, provincia di Torino, aveva infatti letto sui giornali e sentito in tv che gli investigatori erano arrivati al muratore di Mapello oltre che dal Dna, anche dai frammenti di tessuto sui leggins della ragazzina di Brembate di Sopra che secondo l’accusa sono compatibili con quelli dei sedili del suo furgone. Circostanza smentita dalla difesa. Per questo, riporta la Stampa, Defilippi e il complice Roberto Obert hanno tolto i vestiti venuti a contatto con la loro auto, convinti così di non lasciare tracce.
Intanto emergono nuovi dettagli dall’inchiesta. Il giorno dell’omicidio l’i-Phone di Caterina Abbattista, madre di Defilippi finita anche lei in carcere per un presunto coinvolgimento nel delitto, viene distrutto. La donna sostiene che a distruggerlo è stato il figlio, riporta ancora il quotidiano torinese. Mentre la nuova indagata per truffa Efisia Rossignoli, la cameriera che ha chiamato la Rosboch fingendosi direttrice della banca e rassicurandola sul deposito dei suoi risparmi, i 180mila euro dati a Defilippi, viene difesa dal padre che raggiunto da una giornalista di Pomeriggio 5 dice: “Ci siamo cascati come le pere cotte. Io non lo conoscevo e non sapevo che mia figlia lo conoscesse. Lasciateci in pace”. La Rossignoli, intanto, ha ammesso al procuratore di Ivrea Giuseppe Ferrando di aver effettuato la telefonata su richiesta di Gabriele, con cui potrebbe aver avuto una relazione e che l’avrebbe pagata per chiamare l’insegnante.
Si cercano ancora, intanto, i soldi della truffa messa a segno contro la Rosboch. Accertato che non si trovano nella cassetta di sicurezza di Obert come aveva raccontato Defilippi, tra le ipotesi investigative che si stanno facendo largo c’è quella che il giovane li abbia bruciati tutti al casinò. Per questa ragione i carabinieri stanno effettuando accertamenti nelle sale da gioco del nord Italia e della Costa Azzurra. Alcuni testimoni hanno infatti riferito di avere visto Defilippi giocare anche mille euro a puntata.
Ma c’è un altro mistero: riguarda una pistola e alcune banconote con la scritta fac-simile. L’arma sarebbe stata consegnata da Defilippi a Obert, che nel corso degli interrogatori ha sostenuto di averla sotterrata in un bosco a Rocca Canavese. “Era una semiautomatica, i proiettili erano simili a quelli in uso alle forze di polizia. Gabriele me l’aveva fatta vedere per vantarsi, poi me la consegnò il 14 gennaio”, ovvero il giorno dopo l’omicidio dell’insegnante di Castellamonte. In quell’incontro, oltre alla pistola, Defilippi consegnò a Obert anche “una busta – ha sostenuto – piena di banconote false. Le ho bruciate”.
Pistola e soldi finti rimandano ad un altro omicidio avvenuto nel Canavese, quello di Pierpaolo Pomatto, pregiudicato di 66 anni giustiziato lo scorso 19 gennaio con un colpo di pistola – arma mai ritrovata – e abbandonato in mezzo a banconote fac-simile. Per questo delitto lo scorso 15 febbraio è stato arrestato un pregiudicato di 55 anni. Al momento l’ipotesi di un collegamento tra l’omicidio e il caso Rosboch non trova però alcun riscontro investigativo.