Bilanci in ordine e trasparenti sono essenziali, ma da soli non bastano. Per organizzazioni come ActionAid, impegnate da anni a realizzare il cambiamento con il sostegno di attivisti e donatori, occorre andare oltre. Per essere trasparenti non possiamo infatti limitarci a perseguire l’efficienza organizzativa, che rimane un obiettivo importante. Come sottolinea l’articolo “Onlus, la difficile ricerca della trasparenza” pubblicato su ilfattoquotidiano.it, è necessario concentrarci sull’efficacia del nostro lavoro e sull’impatto che ha sulla vita delle persone in Italia e all’estero. L’esclusione sociale, infatti, non ha confini e ActionAid cerca di combatterla nel nostro paese così come nei paesi più poveri.
ActionAid fa della trasparenza uno dei tratti distintivi del proprio lavoro, sia chiedendo ai soggetti pubblici e privati di rendere conto ai cittadini delle scelte fatte e dei risultati, sia attraverso controlli interni e procedure che garantiscono la tracciabilità dei fondi e la coerenza rispetto alla mission. Per questa ragione, ActionAid si è dotata di un Modello di organizzazione, gestione e controllo corredato da un codice etico secondo il D.Lgs. 231/2001, che non è obbligatorio per gli enti non profit ma rende i processi interni più efficaci. A garantire l’applicazione delle policy interne e il rispetto delle leggi in materia sono, peraltro, professionisti esterni quali l’organismo di vigilanza, il collegio sindacale, la società di revisione. In attesa di una normativa che uniformi le modalità di rendicontazione per il settore non-profit, ActionAid persegue inoltre la trasparenza pubblicando sul sito i bilanci annuali, corredati dalla certificazione di una società di revisione; documenti redatti secondo le linee guida dell’ex Agenzia per il Terzo Settore e nel rispetto dei principi contabili suggeriti dall’Ordine Nazionale dei Dottori Commercialisti.
E’ importante che i risultati degli interventi siano sempre più visibili e la Relazione di missione è lo strumento che permette di render conto di quali risorse sono state reperite e delle spese sostenute per raggiungere gli obiettivi prefissati. Infine, un ulteriore impegno si traduce nella produzione del bilancio sociale, che ha come principale scopo quello di comunicare l’impatto sociale del lavoro ed è consultabile da tutti sul sito web dell’organizzazione.
Alcuni interventi, per complessità e portata, debbono essere valutati in un ampio arco di tempo, ben al di là dell’anno fiscale di redazione dei bilanci annuali e di rilevazione dei costi delle singole attività. Pensiamo, ad esempio, ad un intervento di advocacy su un governo cui si chiedono misure per ridurre il disagio sociale delle fasce deboli della popolazione, supportato dall’attività di campaigning e sensibilizzazione dell’opinione pubblica affinché si mobiliti: le spese relative cadranno in un certo periodo contabile, ma gli effetti della combinazione delle azioni di advocacy e campaigning si valuteranno negli anni, in base a come il governo interpellato sarà intervenuto grazie anche alla pressione esercitata dall’organizzazione e dai suoi sostenitori.
Quando si considerano le spese di raccolta fondi, come nel caso dell’articolo uscito il 7 febbraio su ilfatto.it, è bene ricordare che le onlus godono in alcuni casi di condizioni vantaggiose. Per fare un esempio, gli spazi televisivi per le campagne di raccolta fondi sostenute dal Segretariato sociale Rai e da altre emittenti tv sono concessi gratuitamente. In molti casi, inoltre, la promozione su web, radio o carta stampata è concessa a prezzi scontati. I media riconoscono, quindi, la rilevanza del nostro lavoro e ci tengono a distinguersi per l’attenzione al sociale, svolgendo appieno – come nel caso della Rai – il ruolo di servizio pubblico. Una rete nazionale di servizi dedicati in alcuni ambiti, pro-bono o a prezzi calmierati, potrebbe giovare liberando risorse per altre attività, qualora le aziende interessate volessero offrire competenze e risorse.
In attesa che una tale rete prenda forma, ActionAid cerca di massimizzare efficienza ed efficacia in tutti i settori. Nei programmi all’estero, per esempio, impiega personale che vive con le comunità locali, piuttosto che inviare cooperanti dall’Europa, che sarebbero meno integrati con la realtà locale, limitando le missioni internazionali alle attività di reporting richieste specificamente dai donatori. E del resto, anche in Italia, ActionAid impegna staff e volontari nelle comunità locali, promuovendo, tra le altre attività, l’inserimento lavorativo di ragazzi che non riescono a trovare una occupazione e che sono fuori dai circuiti formativi.
Al di là dei bilanci, ActionAid crede infine che le organizzazioni impegnate in ambiti di utilità sociale possano rendere un migliore servizio alla collettività facendo comprendere le sfide e le necessità verso le quali vengono indirizzate le risorse e i progressi fatti. Se non integrata da altre valutazioni, l’analisi meramente quantitativa può essere fuorviante, anche se la tentazione di considerarla l’unico riferimento e il solo parametro veramente affidabile e obiettivo è forte.
La trasparenza delle piccole e grandi organizzazioni che compongono l’universo del non profit è un tema dalle molte sfaccettature sul quale si dibatte da anni. ActionAid ritiene indispensabile un confronto aperto e costruttivo con i media, le istituzioni e le altre organizzazioni, perché è cosciente che si può e si deve migliorare la comunicazione dell’impatto sociale delle attività. E’ per questo utile superare i meri obblighi di legge, perché una doverosa e sana trasparenza si ottiene in primo luogo valutando l’impatto dei programmi.
di Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid Italia