Un simile discorso, anche se più aperto, può valere per la categoria del Miglior film in lingua straniera, in cui l’ungherese Figlio di Saul, incredibile esordio di László Nemes, non dovrebbe trovare rivali nella sua strada verso l’Oscar. Il suo percorso, a dir la verità, assomiglia molto a quello che fu di Paolo Sorrentino nel 2013 per La Grande Bellezza, avendo vinto diversi dei precedenti premi anticamera della preziosa statuetta, uno su tutti il Golden Globe.
Lo sfidante più accreditato, almeno sulla carta, è il film di produzione francese Mustang diretto però dalla debuttante turca Deniz Gamze Ergüven: un’opera completamente al femminile che ha commosso tutto il mondo, ma che a questo giro si trova a concorrere contro un “avversario” davvero fuori dal comune, capace di rimettere in discussione tutto ciò era stato finora girato sull’Olocausto.