Di sicuro interesse, come sempre, è la categoria del Miglior documentario che quest’anno trova in cinquina almeno due titoli di livello: il primo è il potente The Look of Silence di Joshua Hoppenheimer, autore dell’indimenticabile The Act of Killing (2013) anch’esso nominato all’Oscar. Quest’ultimo lavoro è una sorta di spin off del precedente, girato tra le pieghe dolorose di un’Indonesia il cui governo nel 1966 compì un vero e proprio genocidio contro i comunisti. Il secondo è il più pop Amy, buon biopic postumo sulla compianta cantautrice londinese girato dal suo connazionale Asif Kapadia.
In riferimento ai premi alla sceneggiatura, che notoriamente agli Oscar sono distinti per l’originale e per la adattata da materiale preesistente, i pronostici vedono largamente favorito alla conquista della statuetta Il caso Spotlight (Josh Singer & Tom McCarthy) come “originale” mentre sul fronte “adattata” la sfida è più aperta. A contendersi l’Oscar c’è un “pezzo da 90” come lo scrittore britannico Nick Hornby, che ha firmato la script del discreto Brooklyn, contro Phyllis Nagy per l’eccellente Carol, Drew Goddard per l’ottimo The Martian – Sopravvissuto, Emma Donoghue per il sorprendente Room ed infine Charles Randolph per La Grande Scommessa – The Big Short che forse, a conti fatti, è il favorito della cinquina a giudicare dai premi già vinti come il BAFTA.