Organizzato da La Baracca-Testoni Ragazzi, il programma 2016 porterà in scena 27 rappresentazioni teatrali dedicate alle famiglie e alle scuole, per un totale di 44 repliche che ospiteranno quasi 5mila spettatori: "Vogliamo abbattere le barriere tra piccoli e grandi, tra adulti e bambini"
E’ come un viaggio attorno al mondo di palcoscenico in palcoscenico, dove l’unica regola è rappresentare uno spettacolo dedicato ai bambini. È “Visioni di futuro, visioni di teatro”, il Festival internazionale di teatro e cultura per la prima infanzia, che anche quest’anno tornerà a Bologna, dal 26 febbraio al 6 marzo, per la sua dodicesima edizione. Venticinque compagnie italiane e straniere, cioè, pronte a esibirsi in una nove giorni di spettacoli e incontri unica in Europa, per recitare, interpretare e raccontare cosa c’è di nuovo sulla scena delle arti performative per bambini da 1 a 6 anni. Organizzato da La Baracca-Testoni Ragazzi, il programma 2016 porterà in scena 27 rappresentazioni teatrali dedicate alle famiglie e alle scuole, per un totale di 44 repliche che ospiteranno quasi 5mila spettatori, a cui si aggiungono altri 2 titoli riservati esclusivamente agli operatori nazionali e internazionali.
“Un appuntamento – spiegano gli organizzatori della manifestazione – che da un lato offrirà a genitori e studenti la possibilità di assistere ad anteprime e sperimentazioni creative provenienti da tutto il pianeta, e dall’altro darà agli addetti ai lavori un’opportunità unica nel suo genere di conoscenza e formazione di qualità, che coinvolge professionisti a livello nazionale, europeo e internazionale”.
Ad aprire la kermesse, la presentazione della monografia “Pollicini ostinati. Trent’anni di nido e teatro”, edizioni Pendragon 2016, che celebrerà i 30 anni dalla nascita del progetto “Il nido e il teatro”. Un’avanguardia, nel lontano 1987, quando La Baracca e le educatrici dei nidi d’infanzia del Comune di Bologna lavorarono assieme per elaborare una poetica rivolta ai bambini da 0 a 3 anni e portarla nelle scuole d’infanzia, esperienza che ha inserito la compagnia bolognese tra le pochissime realtà in Italia attente a questa delicata fascia d’età.
Primo spettacolo in programma, invece, quello della compagnia camerunense Théâtre du Chocolat, “Abole”, inserito nel progetto Africa meets Europe, “volto alla creazione di una rete di scambio tra Africa ed Europa attraverso la mobilità di artisti”. Un copione di musica dal vivo e senza parole, pensato per offrire ai più piccoli, tra i 3 e i 6 anni, lo spunto per una riflessione su amicizia, relazione e condivisione.
A seguire, una miscellanea di linguaggi, colori, tecniche, stili, prospettive, dimensioni, contenuti diversi fra loro. Si parte dalla bellezza, che a volte si trova là dove non appare, come racconta la versione de La Baracca del grande classico “La Bella e la Bestia”. Si parla di silenzio, che a volte è prezioso, come raccontato dalla compagnia austriaca Dschungel Wien, nello spettacolo “Mama singt gegeschenke”, ossia “Le canzoni della mamma sono regali”, e dell’importanza di misurare bene le parole, come in “Cucù” di La Piccionaia – Centro di Produzione Teatrale di Vicenza.
Ma c’è spazio anche per il linguaggio corporeo, come in “Ondersteboven”, cioè “Sottosopra”, presentato dai Dansmakers di Amsterdam, per quello delle ombre, protagonista di “Little bang” della fiorentina Riserva Canini, e per le installazioni, tra suoni, musica dal vivo e proiezioni, come in “World images”, che significa “Immagini dal mondo”, portato in scena della compagnia danese Theatre Madam Bach. E perché no, per la contaminazione con il digitale e la sua interazione con il performer, vedi “Pop up garden” di Tpo di Prato, che racconta la storia del Signor Blu e di quei piccoli giardini, creati dal nulla, dove crescono liberi i sogni.
“Il teatro è un luogo di scambio – spiega La Baracca – ma questo scambio deve includere tutti, e abbattere quella barriera tra piccoli e grandi, tra adulti e bambini. Noi abbiamo iniziato tanti anni fa anche per questo: per aprire una breccia, e rendere sempre meno invisibili i più piccoli. Gli spettatori del futuro, insomma”.