Il magnate Repubblicano: "Cambieremo le norme, così potremo denunciare i quotidiani e guadagnare dei soldi". Il settimanale in un editoriale: "Il candidato repubblicano ha prosperato incitando all’odio e alla violenza. Deve essere fermato"
Donald Trump contro la stampa. Il magnate repubblicano torna a essere al centro delle polemiche per la sua proposta, qualora fosse eletto presidente, di indebolire le tutele previste dal primo emendamento per i giornalisti, da lui ritenute eccessivamente favorevoli alla categoria. “Mi piace la stampa libera“, ha detto. “Ritengo che sia grande. Ma dovremmo rivedere le leggi sulla diffamazione, e lo farò. Così quando il New York Times scriverà un pezzo che è una completa vergogna o quando ne scrive uno il Washington Post, che è lì per altri motivi, potremo denunciarli e vincere soldi, anziché non avere speranza di spuntarla perché sono protetti”. Questo attacco agli estensori di “articoli orribili e falsi” è stato considerato dai suoi avversari come una minaccia al primo emendamento, uno dei pilastri fondamentali della Costituzione americana, che regola anche la libertà di parola e di stampa, rispetto alla quale stabilisce la terzietà della legge. Tutt’altro che nuovo a questo genere di esternazioni, lo scorso mese Trump aveva minacciato una causa al New York Times per un articolo sul suo hotel in bancarotta ad Atlantic City.
Intanto il settimanale inglese Economist ha deciso di prendere posizione contro il candidato repubblicano e in un editoriale pubblicato nelle scorse si legge: “È ora di licenziare Donald Trump. Le cose che Trump ha detto durante la sua campagna – è l’opinione della testata – non gli valgono il ruolo di guida di uno dei maggiori partiti al mondo. Trump ha prosperato incitando all’odio e alla violenza. È così imprevedibile che il solo pensiero di lui in un ruolo di livello fa paura. Deve essere fermato”.
Nelle prossime ore ci sarà il risultato delle primarie per i democratici in South Carolina. Fra i repubblicani è già stato incoronato Trump, spianandogli la strada per la conquista della nomination prima del previsto. I sondaggi sono per ora dalla sua parte: a livello nazionale ha il 44% delle preferenze a fronte del 20,7% di Ted Cruz e del 14% di Marco Rubio. Proprio Cruz e Rubio sono impegnati nella battaglia più dura, quella per affermarsi come l’anti-Trump che gode dell’appoggio dell’establishment repubblicano. Cruz ha invitato gli elettori ad andare a votare in massa al Supertuesday, il “giorno più importante” della campagna elettorale. E ha avvertito: “Se Trump sarà nominato, finiremo per eleggere Hillary presidente”. Rubio ha attaccato direttamente il tycoon, definendolo “un truffatore”.