Sulla piana delle Termopili mobilitazione di cittadini e personale sanitario per i profughi accampati in alcuni autogrill. Il presidente dell'Ordine dei medici di Lamia: "In attesa che la politica europea decida qualcosa abbiamo allestito un ambulatorio tra le pompe di benzina: facciamo esami e visitiamo i bambini". Ma intanto il sistema sanitario è di nuovo alle corde
Mentre al confine con la Repubblica di Macedonia da sabato è consentito il passaggio a 300 migranti, con altri 25mila che restano però bloccati in tutta la Grecia, sulla piana delle Termopili scatta la mobilitazione di cittadini e professionisti. E’ la solidarietà greca sulla strada dei migranti. Che arriva, paradossalmente, dagli abitanti di un Paese di nuovo alle prese con la carenza di siringhe negli ospedali pubblici del Pireo e delle isole dell’Egeo.
Pochi giorni fa alcune centinaia di afghani si sono incamminati dalla piana per raggiungere la Macedonia. Ma sono partiti solo uomini e ragazzi: donne, bambini, anziani e ammalati (circa 300) sono rimasti in alcuni autogrill alle porte della città di Lamia, nel centro esatto dalla Grecia. Dove la solidarietà dei greci arriva prima di piani europei e decisioni politiche. L’Ordine dei Medici del Comune di Lamia, in attesa che qualcuno dica loro cosa fare e come procedere, ha infatti deciso di darsi da fare e ha allestito una sorta ambulatorio tra le pompe di benzina, dove sono parcheggiati gli autobus che avevano a bordo gli afghani: fanno elettrocardiogramma ai più gravi e curano i bimbi, così come di solito fanno le ong. “Da Berlino e Bruxelles sui migranti promesse e annunci. Dai greci, poveri, in crisi e senza futuro, un gesto concreto – dice a ilfattoquotidiano.it Michalis Barbarousis, presidente dell’ordine dei medici di Lamia – Per quanto ci riguarda abbiamo fatto solo ciò che era giusto, senza polemiche e senza nessuna velleità politica”.
Sul posto, da due giorni, anche una forma autogestita di distribuzione alimentare. Alcuni cittadini, con l’aiuto degli studenti, si sono presentati nel piazzale degli autogrill con alcune auto private. Hanno aperto i bagagliai e hanno iniziato a distribuire cibo e acqua al gruppo. Altri, soprattutto quelli con bimbi piccoli, sono stati accompagnati nei capannoni della vicina fiera cittadina e in alcune palestre per non trascorrere la notte in tenda. I volontari lamioti giocano a palla con i bambini e improvvisano momenti di apparente normalità, in attesa che sia più chiaro il destino del gruppo.
Intanto il ministero della Sanità di Atene ha detto che ha già preso provvedimenti per garantire che non vi sia alcuna mancanza di siringhe nel sistema sanitario pubblico, dopo che un report aveva dato conto di carenza di strumenti negli ospedali di Pireo e nelle isole dell’Egeo. In una nota ha dichiarato che si trova in “costante contatto” con i nosocomi che si sarebbero già assicurati le quantità necessarie di siringhe. Anche se non va dimenticato che proprio le isole più piccole, come prima conseguenza della crisi economica, da tempo avevano denunciato la mancanza cronica di materiali e ambulanze, così come alcune sedi della mutua (in greco IKA) che versano in condizioni difficilissime per i tagli degli ultimi anni al comparto sanitario.
Il ministro per le Politiche migratorie, Iannis Mouzalas, ha stimato che il mese prossimo resteranno bloccate in Grecia tra le 50mila e le 70mila persone, confermando che il governo Tsipras per questa ragione ha presentato un piano di emergenza all’Unione europea per la gestione dei flussi di rifugiati. Qualcuno parla di ben 120 campi di accoglienza, sull’asse Atene-Salonicco. Mentre dai turisti già arrivano le prime disdette per le vacanze nelle isole del Dodecaneso come Chios, Lesbo e Kos.
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