Una statuetta vera e propria, riferita a un lavoro crepuscolare e denso come quello per Tarantino avrebbe un senso reale di riconoscimento specifico di un lavoro sopraffino e ancora guizzante per un signore nato quando ancora il sonoro nel cinema aveva sporcato nemmeno duecento metri di pellicola
Per Ennio Morricone, tra una stepchild adoption e un canguro, si è mosso perfino Matteo Renzi. “Sono rimasto sconvolto a scoprire che non ha mai ricevuto un Oscar se non alla carriera”, ha spiegato il premier in piena bagarre sulle unioni civili. “Non ha preso l’Oscar neanche per quella magnifica colonna sonora di Mission, che ha segnato la mia generazione. Per me è un assoluto scandalo”, ha aggiunto con una citazione che ha fatto rabbrividire i cinefili ma non i boyscout.
Morricone, 87 anni il prossimo novembre, è partito per Los Angeles, spartiti e bagagli, e signora Maria a cui ha dedicato il Golden Globe vinto per The Hateful Eight un mesetto fa. L’attesa per il riconoscimento tanto agognato sta per concludersi e intanto ha ottenuto la sua stella sulla Walk of Fame di Hollywood. Il compositore di colonne sonore per il cinema che avrà disegnato crome e biscrome per oltre 500 film, 5 nomination dagli anni 60 ad oggi (Malena, Bugsy, Mission, Gli Intoccabili, I cancelli del cielo) ha solo quattro ostacoli davanti a sé che si chiamano Jóhann Jóhannsson (Sicario), Thomas Newman (Il ponte delle spie), Carter Burwell (Carol), e John Williams (Star Wars: The Force Awakens).
Quest’ultimo ha raccolto, pensate bene, 50 nomination agli Oscar in 50 anni di carriera con 5 Oscar vinti, tra cui quello per Star Wars del ’77. Burwell, dal canto suo, nonostante la lunghissima collaborazione coi Coen e Bill Condon è alla prima nomination. Le ipotesi qui si aprono e qui si chiudono: Williams di Oscar ne ha già vinti tanti; Burwell ha 61 anni e per questo lavoro c’è ancora tempo per vincere; mentre per lo straniero mangiaspaghetti Morricone, con quei motivi insinuanti tra western e gangster movie, richiamati con grazia in The Hateful Eight, dovrebbe essere arrivato il momento.
L’Oscar alla carriera nel 2007 passato dalle mani di Clint Eastwood alle sue ha consacrato sì il mito nel tempo, l’incalzante incedere del tema principale de Gli Intoccabili, la definitiva e immortale coralità degli spari, fischi, jodel e ululati del coyote in Il Buono, il brutto e il cattivo (a proposito quale il più bello tra i due?), ma un Oscar vero e proprio, riferito ad un lavoro crepuscolare e denso come quello per Tarantino avrebbe un senso reale di riconoscimento specifico di un lavoro sopraffino e ancora guizzante per un signore nato quando ancora il sonoro nel cinema aveva sporcato nemmeno duecento metri di pellicola.
Instancabile e incessante il lavoro di composizione ed orchestrazione del maestro che ufficialmente inizia la sua carriera nel ’61 con Il Federale di Salce. Tutti sanno che il boom arriva quasi subito con Per un pugno di dollari (1964) grazie a Sergio Leone, e con lui l’immediata ascensione nell’Olimpo; ma in pochi ricordano che Morricone ha firmato I Pugni in tasca di Bellocchio e Prima della rivoluzione di Bertolucci. Poi ancora Bianco, Rosso e Verdone e di nuovo La Tragedia di un uomo ridicolo, i western più disparati (c’è anche Tepepa) e Cosa avete fatto a Solange?
Morricone raggiunge una quantità di colonne sonore composte in un anno che nessuno mai: nel 1968 ne scrive 18, nel ’69 sono ventuno, nel ’71 sono 23 e addirittura nel ’72 ben 28. Il maestro romano è sì amato da Hollywood (Brian De Palma lo vuole sempre con sé), ma è in Italia che può permettersi di sfogliare l’elenco telefonico dei registi dalla A alla Z: Agosti, Argento, Brass (Senso ’45), Citti, Giordana, Pasolini, Pontecorvo, Tognazzi (Ricky), Vancini. Poi certo Tornatore. Peppuccio suo che lo erge a icona nazionalpopolare del cinema italiano d’esportazione in tempi di crisi. E sono proprio Malena e Baaria il toc toc alla porticina rimasta sempre mezza aperta di Quentin Tarantino che qualche brano nei suoi film di Morricone ha sempre voluto infilarcelo.
Pensare che per la partitura di The Hateful Eight si sono arrabbiati perfino i Subsonica che su Facebook hanno scritto “Ma le prime 4 note della (bellissima) colonna sonora di “Hateful Eight”, che sono le prime 4 note orchestrali di Tutti i miei sbagli? Troppo ridere. PS Morricone non ha nessun bisogno di citare chicchesia, tantomeno i Subsonica, sia detto per scongiurare qualsivoglia equivoco. Semplicemente, succede”. Il maestro non è sui social, ma ha buoni suggeritori. Il suo avvocato ha parlato di “intraprendere con urgenza le azioni legali più appropriate”. Ma se arriva l’Oscar tutto si appianerà in un languido “sean sean”.