Continuando il viaggio nell’altopiano andino, allontanandoci dalla città, si entra nella zona di produzione della Quinoa Real. Abituati a vederla impacchettata sugli scaffali della grande distribuzione, il confronto con la realtà della produzione è forte: questo grano tradizionale si coltiva a 4.000mt di altezza, quasi sempre a mano, su una terra dura, infinita e battuta da venti senza pietà suddivisa in piccoli appezzamenti da muretti a secco.

Copacabana è un centro di un centinaio di anime vicino al confine con il Cile che vive di coltivazione della Quinoa e allevamento di lama, base sia della loro dieta che della loro economia. Ci accolgono disperati, perché qui, anche se siamo nel mezzo della stagione delle piogge, non piove da un anno e il ciclo estate e inverno da diversi anni è completamente sfasato.

“La quinoa di questa stagione dovrebbe essere alta cosi”, ci raccontano indicando circa un metro e mezzo di altezza con la mano. Mentre le piantine sotto raggiungono sì e no i venti centimetri. “Sia la quinoa che i lama sono esseri miracolosi, che vivono con le poche risorse di questa terra così difficile. Ma un anno senza pioggia li sta uccidendo. E abbiamo paura che presto bisognerà emigrare, lasciare le nostre case che erano dei nostri padri e dei nostri nonni prima di noi.”

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Presadiretta: Bolivia produce soltanto lo 0,04% delle emissioni di gas mondiali ma il suo ecosistema è a rischio

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