L’avanzata dell’Unità di Protezione Popolare (Ypg) ha triplicato i territori in mano ai combattenti curdi dall’inizio della guerra contro lo Stato Islamico. Una serie di offensive che fanno parte di una manovra di accerchiamento delle principali roccaforti di Isis e che alcuni analisti vedono come un’avanzata verso Raqqa, la capitale del Califfato. Grazie a questi successi, per la prima volta nella storia, rappresentanti del Partito dell’Unione Democratica (Pyd) potrebbero prendere parte ai negoziati sulla Siria. “Riuscire a imporsi come soggetto al tavolo delle trattative – commenta Francesco Strazzari, docente di Relazioni internazionali della Scuola Sant’Anna di Pisa – segnerebbe un punto di non ritorno. Per la prima volta potrebbero avanzare richieste senza essere rappresentati da altri soggetti. L’indipendenza non è un’ipotesi plausibile, ma potrebbero inseguire il sogno di una autonomia cantonale che permetterebbe loro di portare avanti riforme inseguite per decenni”.
Questa svolta è il risultato di uno sviluppo militare delle milizie dell’Ypg, dovuto soprattutto al sostegno della coalizione occidentale a guida statunitense che li considera le proprie truppe sul suolo siriano. “Non stiamo più parlando di un esercito improvvisato, mal addestrato e scarsamente armato – continua il docente – Oggi vediamo immagini di combattenti che maneggiano armi antiaeree e anticarro”. È anche grazie a questo sviluppo che sono riusciti a rompere la resistenza di Isis in molti avamposti controllati dagli uomini in nero. L’ultima offensiva vittoriosa e dal grande valore strategico è quella di Azaz, a nord di Aleppo. “In molti vedono quella dei curdi l’unica vera avanzata verso Raqqa”. Ed è proprio la capitale del Califfato a rappresentare la terra promessa per gli uomini dell’Ypg. Riuscire ad assediare la città siriana significherebbe diventare un importante interlocutore in vista dei colloqui di pace. “Sarebbe un punto di non ritorno – dice l’analista – Nonostante il loro impegno militare, i membri del Pyd non erano presenti ai colloqui di Ginevra e Vienna. Puntare a Raqqa è un grosso rischio ma potrebbe riservare loro un posto a quel tavolo”.
La coalizione occidentale, nonostante l’ostruzionismo del governo turco, non potrebbe ignorare il ruolo svolto dall’Ypg nella lotta a Isis. L’unico timore è quello di un tradimento, un voltafaccia da parte degli stessi Stati che, oggi, sostengono le milizie curde. “Tradimento da parte della coalizione occidentale? Tutto è possibile quando si parla di Kurdistan – dice Strazzari – La loro storia è fatta di promesse non mantenute. Se chiedessero l’indipendenza, ovviamente, si troverebbero contro anche quelli che, oggi, sono i loro alleati. Ma i curdi questo lo sanno e credo che il loro obiettivo sia quello di creare una sorta di federazione divisa in cantoni, apportando riforme democratiche e iniziando una battaglia per lo sfruttamento delle acque che li trasformerebbe nuovamente nel ‘Granaio del Medio Oriente’”.
Prospettiva che piace molto poco alla Turchia che considera l’Ypg, come ribadito nei giorni scorsi, un gruppo terroristico al pari del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk). “Se Daesh (acronimo arabo dello Stato Islamico, ndr) e Jabhat al-Nusra vengono lasciati fuori dal cessate il fuoco, anche il Pyd-Ypg deve essere escluso allo stesso modo, perché è un gruppo terroristico proprio come gli altri due”, ha dichiarato il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, durante un discorso ad Ankara. E la prospettiva di un intervento di terra al fianco dell’Arabia Saudita paventata dal ministro degli Esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu, avrebbe come primo obiettivo proprio quello di limitare l’influenza curda nel nord della Siria e lungo il confine con la Turchia. Scelta, però, che rischierebbe di incrinare i rapporti tra il Paese della Mezzaluna e gli altri membri della Nato che, in caso di controffensiva governativa siriana, si troverebbero di fronte al problema di dover intervenire contro un regime, quello di Bashar al-Assad, spalleggiato dalla Russia. “Un intervento con truppe di terra? Non credo che Ankara voglia rischiare una nuova Cipro – conclude Strazzari – Penso che continueranno a programmare incursioni e ad addestrare guerriglieri da spedire in Siria in funzione anti Ypg”.
Twitter: @GianniRosini