Il centrodestra a Roma le prova tutte per evitare il ballottaggio. Mentre in ogni dichiarazione si invoca l’unità, si conclude un’altra giornata di rissa: Salvini invoca le primarie, Bertolaso rivendica di essere il candidato, Storace gli ricorda i processi, la Pivetti lo declassa e si autocandida, Bossi chiede l’intervento di Berlusconi e quest’ultimo è dato per disperso, la Meloni supplica tutti di farle spaere solo chi diavolo deve sostenere. Come se non bastasse, dopo che per mesi Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord hanno rifiutato qualsiasi collaborazione con l’outsider Alfio Marchini, il risultato delle mini-primarie ai gazebo del Carroccio dice che proprio il costruttore è il preferito su una base di 15mila persone mentre il candidato ufficiale – Guido Bertolaso – non è né secondo né terzo, ma quarto (e con la metà delle preferenze rispetto a Marchini). E Fabio Rampelli, dirigente dei Fratelli d’Italia e uomo forte a Roma, la prende bene: “Consultare i cittadini è sempre un fatto positivo – ha detto- ma quella fatta dalla Lega è una buffonata, con persone che hanno votato decine di volte e addirittura con il voto dei cinesi”. E Marchini? Fa l’occhiolino: “È giusto continuare a cercare la sintesi tra le diverse storie politiche che sono una ricchezza e non certo un limite”.

Le parole del deputato di Fdi danno il senso all’intera giornata. A 3 mesi dalle elezioni, le destre sono nel caos, mentre i Cinquestelle hanno già deciso con le primarie online che la candidata a guidare il Campidoglio sarà Virginia Raggi e il Pd si prepara all’appuntamento del 6 marzo quando saranno aperte le urne del partito per scegliere il candidato sindaco tra 6 opzioni: Roberto Giachetti, Roberto Morassut, Stefano Pedica, Gianfranco Mascia, Domenico Rossi e Chiara Ferraro. Il centrosinistra, che sembrava in crisi dopo la fine della giunta Marino, se la gode. Sel definisce le primarie di Salvini una “boiata pazzesca“; per Giachetti, dall’altra parte “c’è grossa confusione”. “L’unica vera consultazione popolare democratica – conclude Morassut – saranno ancora una volta le nostre primarie”.

Quelle dei banchetti di Noi con Salvini non erano vere primarie e non era nemmeno una rilevazione certificata. Ma chi si presenta volontariamente ai gazebo solitamente fa parte di uno zoccolo duro dell’elettorato. E l’esito è il seguente: Alfio Marchini vince la consultazione con 4534 voti, Irene Pivetti è seconda con 3495, Francesco Storace (che al momento ufficialmente corre da solo) è terzo 3069, Bertolaso è quarto con 2203 e a Salvini scappa una frase forse ironica e forse no: “Onestamente pensavo che prendesse meno consensi“. Poi ci sono Giorgia Meloni con 955 preferenze e Souad Sbai, ex parlamentare Pdl ora in Noi con Salvini, con 508. In tutto oltre 15mila schede scrutinate.

Un test inattendibile, forse, ma indicativo. Sufficiente, insomma, per spingere Matteo Salvini a dirsi “pronto a un passo indietro. E vediamo se non è il caso di coinvolgere tutti i cittadini in una giornata di partecipazione. Così oggi perdiamo, la gente ci chiede di andare uniti. Io vi chiedo di fare uno sforzo: un passo avanti e uno indietro. Con 4-5 candidati non si va avanti, la gente ci chiede di stare uniti”. A dargli una mano arriva Umberto Bossi, che come al solito sembra il più lucido: “A Roma è un casino“. Per il Senatùr “se ne esce solo con le primarie. La proposta di Salvini è giusta. Ora Matteo deve parlare con Berlusconi”.

Il punto è che un candidato il centrodestra lo avrebbe anche, da qualche settimana: Guido Bertolaso anche oggi, disperatamente, ha cercato di tenersi al centro della scena, interpretando con una eccessiva dose di ottimismo le parole del segretario della Lega Nord. “Accolgo con piacere le dichiarazioni” del leader del Carroccio, dice. “Ribadisco il mio impegno per Roma”, aggiunge. “Ho iniziato questo percorso con l’intenzione di unire, non certo di dividere, e sono convinto che l’unità del centrodestra sia il punto di partenza fondamentale” insiste. “E’ la squadra che vince non il singolo” ribadisce. Una preghiera ai santi, più che una nota stampa. Infine prova a buttare il pallone in tribuna: “Non c’è più tanto tempo da perdere a discutere sul chi, bensì lavorare insieme sul cosa fare”. Ma non basta.

Irene Pivetti, resuscitata, definisce l’ex capo della Protezione Civile “il candidato di Berlusconi, al quale la Meloni, neanche entusiasticamente , si è adeguata”. L’ex presidente della Camera racconta di essersi votata ai gazebo leghisti “perché ritengo di essere un buon candidato per Roma”. “La politica delle stanze chiuse è finita” sottolinea. La Pivetti fa appello alla Meloni, perché “una come lei” capisca che c’è bisogno di “ascoltare” l’elettorato, i cittadini.

Il massimo che riesce a fare la leader di Fratelli d’Italia è scongiurare Berlusconi e Salvini perché si mettano d’accordo: “I romani vogliono sapere cosa intendete fare e se Guido Bertolaso è il candidato unitario del centrodestra. Basta un sì o un no. Fratelli d’Italia si regolerà di conseguenza”. Per rasserenare il clima il candidato della Destra, Storace, ricorda i guai giudiziari di Bertolaso: “Una destra pulita può portare un candidato indagato per corruzione? Io gli auguro con tutto il cuore che sia innocente, ma prima dovrebbe pensare a risolvere i suoi problemi”. Intanto proprio oggi una prima pattuglietta di consiglieri ed esponenti di partitini di centrosinistra hanno annunciato il loro sostegno a Marchini. “E’ lui l’unica vera novità”.

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