Sono regolate dall’articolo 50 della Costituzione. E servono per proporre a deputati e senatori provvedimenti legislativi o esporre loro comuni necessità. Solo nella legislatura in corso ne sono arrivate 1.060 a Montecitorio e 1.531 a Palazzo Madama. Pochissime quelle prese in esame dagli eletti. Il record del campano Di Pasquale: “Ho cominciato nel 1999 e finora ne ho presentate tremila”
C’è chi chiede “norme per l’elezione diretta del presidente della Repubblica”. Ma anche chi propone “l’attribuzione in esclusiva agli enti locali dello svolgimento delle attività di onoranze funebri”. Non solo. C’è chi vorrebbe “la creazione di una squadra di calcio e di una casa discografica di proprietà dello Stato”. Senza dimenticare chi reclama l’inserimento di “un’ora ‘di discoteca’ nell’ambito dell’orario scolastico”. Sono solo alcune delle petizioni presentate dai cittadini al Parlamento, secondo quanto previsto dall’articolo 50 della Costituzione. Una pioggia di richieste che arrivano quotidianamente alle Camere per posta ordinaria, via fax, e-mail o con consegna a mano, inviate dagli abitanti dello stivale. Dalle Alpi alla Sicilia. Le richieste sono fra le più disparate. Alcune addirittura impossibili da tradurre in pratica. Solo nella legislatura in corso se ne contano 2.591: 1.060 alla Camera e 1.531 al Senato. Ma il loro numero, da qui al 2018, quando terminerà la diciassettesima legislatura, è destinato sicuramente ad aumentare.
FERME AL PALO – Nella storia della Repubblica, secondo i dati in possesso de ilfattoquotidiano.it, solo a Montecitorio ne sono pervenute 9.053. Con i picchi massimi raggiunti nella tredicesima (1.884) e nella sedicesima legislatura (1.690). E con quello minimo raggiunto nella terza legislatura (1958/1963), quando ne sono state presentate appena 94. Mentre a Palazzo Madama ne sono arrivate in tutto 8.341 (1.687 sono nella sedicesima legislatura). Ma quante di queste sono state esaminate? Pochissime, tenendo anche conto del fatto che fino alla dodicesima legislatura (1994/1996) non esistono dati al riguardo. Nella tredicesima legislatura, per esempio, delle 1.884 petizioni presentate alla Camera ne sono state discusse ‘solo’ 290 (il 15,3%), peraltro tutte in abbinamento con progetti di legge. E anche nelle legislature successive il trend è stato più o meno lo stesso. Dal 1996 ad oggi, nelle varie commissioni di Montecitorio alle quali sono state assegnate, i deputati ne hanno prese in esame 347 su 6.354 (il 5.4%). E al Senato? Nello stesso arco temporale, su 6.349 petizioni inviate, quelle analizzate dai senatori sono state invece 378 (il 5,9%). Attenzione, però: come ricordano i veterani delle Aule parlamentari, le petizioni non possono essere paragonate alle leggi di iniziativa popolare, che pure, in quanto a sorte, non se la passano meglio. Perché in questo caso non ci sono dei veri e propri testi di legge suddivisi in articoli e non bisogna raccogliere decine di migliaia di firme per presentarle: spesso, con il loro invio, i cittadini intendono accendere un ‘faro’ sui problemi dei territori nei quali vivono. Come ad esempio chi chiede “interventi per garantire la copertura dei servizi di telefonia mobile e l’accesso a internet in tutto il comune di Fregona” (Treviso). O chi auspica “interventi di ammodernamento della stazione ferroviaria di Monte San Biagio (Latina)”.
CARO PARLAMENTO – Ma cosa chiedono, in sostanza, i cittadini agli eletti di Camera e Senato? Ce n’è per tutti i gusti. Tanti, per dire, sono quelli che propongono “l’abolizione del canone di abbonamento alla Rai” o la “privatizzazione” dell’azienda del servizio pubblico radiotelevisivo. Poi c’è chi chiede “la revoca con effetto retroattivo dei vitalizi dei consiglieri regionali della regione Lazio”, “il riconoscimento anche economico e la tutela del lavoro casalingo”, “l’abolizione dell’ordine dei giornalisti”, “misure per garantire il rispetto del principio di pari opportunità nelle procedure concorsuali delle pubbliche amministrazioni, con particolare riferimento alle donne sole con figli a carico”. E ancora, chi vorrebbe “la rinuncia all’acquisto degli aerei da combattimento F35 e una generale riduzione delle spese militari”, modifiche al secondo comma dell’articolo 59 della Costituzione “per estendere espressamente la possibilità di essere nominati senatori a vita ai cittadini che si sono distinti nell’attività sportiva e militare”, “la reintroduzione del servizio di leva obbligatorio” e “disposizioni volte a vietare o eliminare la commercializzazione e il possesso di armi giocattolo o da collezione”. Numerose richieste riguardano poi l’ambito sanitario. Come quella formulata da un gruppo di cittadini di Pistoia, che invitano alla “tempestiva approvazione di disposizioni in favore delle persone affette da sindrome da talidomide”, che prende il nome del sedativo somministrato fra gli Anni ’50 e ’60 alle donne (in particolare quelle in gravidanza) poi ritirato dal commercio per via dei pericolosi effetti collaterali. Oppure quella che arriva da un abitante di Cerveteri (Roma), che chiede “l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sulle cause della morte di alcuni cittadini italiani nel corso del servizio di leva negli anni dal 1985 al 2005”.
RICHIESTE IN FUMO – La lista è ancora lunga. E alterna richieste importanti ad altre alquanto singolari. Per dire: c’è chi chiede “iniziative per assicurare l’apertura di centri antiviolenza sull’intero territorio nazionale” e chi auspica “l’istituzione di una lotteria in cui sono messi in palio immobili inutilizzati”. O chi propone “la legalizzazione della cannabis indica”, “l’istituzione di comunità autogestite sul modello dei kibbutz israeliani” e “l’assunzione di esperti di medicine non convenzionali”. Ma anche chi reclama “nuove norme in materia di buono pasto per i pubblici dipendenti”, “norme limitative in materia di associazioni massoniche”, “nuove norme in materia di controllo dei titoli di viaggio degli utenti dei mezzi di trasporto pubblico, ai fini dell’individuazione degli stranieri privi di un regolare titolo di soggiorno in Italia” e “l’insegnamento di nuove tecniche di combattimento ai militari”. Mentre tre cittadini romani chiedono – rispettivamente – “norme per la sepoltura nel Pantheon delle salme dei componenti della famiglia Savoia”, “la realizzazione, per finalità turistiche, di riproduzioni di mezzi di trasporto dell’antica Roma” e “l’abolizione della pena di morte in Arabia Saudita”. Da segnalare, infine, chi chiede “l’abolizione del secondo grado di giudizio nei processi penali e civili”, “nuove norme in materia di collocamento e compenso dei calciatori”, “l’inserimento in Costituzione del diritto di resistenza all’oppressione” e, per rimanere in tema, “l’istituzione di organismi parlamentari per la valutazione delle petizioni e degli altri strumenti di democrazia diretta”.
RECORDMAN CAMPANO – Non è tutto. Molte delle richieste pervenute alle Camere negli ultimi diciassette anni portano la stessa firma. Quella di Francesco Di Pasquale da Cancello ed Arnone, un piccolo comune di circa cinquemila abitanti in provincia di Caserta di cui in passato è stato anche sindaco. Quante petizioni ha mandato in tutto? “Quasi tremila: ho cominciato nel 1999 ed è anche capitato che qualche mia proposta fosse inserita in un disegno di legge”, risponde Di Pasquale contattato da ilfattoquotidiano.it. Insomma: un recordman a tutti gli effetti. Gli argomenti delle sue lettere spaziano dalla richiesta di “nuove norme per garantire la tutela previdenziale dei geometri liberi professionisti” a quella di “iniziative per far cessare le violenze perpetrate contro i cristiani in varie parti del mondo”. Ma non è un caso. Perché “le persone mi contattano da tutta Italia per segnalare dei problemi, io mi metto all’opera e scrivo agli uffici competenti di Camera e Senato: ormai i funzionari, persone squisite, mi conoscono, siamo praticamente amici – racconta –. Perché lo faccio? Trovo giusto provare a dare una mano a risolvere ciò che non va e me ne dispiaccio quando non ci riesco”. La ‘colpa’, si fa per dire, è stata dell’ex presidente della Camera, Luciano Violante. “Anni fa gli scrissi proponendogli la modifica della norma per la selezione degli scrutatori alle elezioni: mi rispose dicendomi di presentarla sotto forma di petizione – ricorda Di Pasquale –. Ma io faccio politica dal 1972 e fra provincia, Regione, presidenti della Repubblica e quant’altro ho spedito più di dodicimila lettere. Conservo ancora gelosamente le risposte di Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano”.