La prima grande sorpresa della nottata è arrivata quando Patricia Arquette ha estratto la busta con il nome del vincitore nella categoria “Attore non protagonista”. Invece di Stallone, ecco sbucare l’eccellente Mark Rylance, la laconica spia Rudolf Abel de Il Ponte delle Spie. Premio ultrameritato. Rocky/Stallone in Creed sarebbe stato il trionfo della nostalgica mediocrità. Meglio così. “Spielberg gestisce tutto così con grande amore ed essere circondato da grandi maestri come Tom Hanks mi ha aiutato a vincere l’Oscar”, ha ringraziato Rylance, 56 anni dal Kent inglese.
Poi ancora il premio alla bella Alica Vikander per The Danish Girl come attrice non protagonista, e miglior abito della serata, come l’Oscar per l’attrice protagonista che va ad una non proprio travolgente 26enne alla prima nomination: Brie Larson per Room. Outsider che nemmeno Marlee Matlin nell’86 per Figli di un Dio minore. Vedremo come la californiana vestita da Campanellino se la caverà in futuro (sarà la nuova Jessica Lange nel nuovo King Kong) dopo aver ritirato l’Oscar con un’indifferenza e una totale mancanza di personalità come fosse alla cassa del supermercato.