Paradosso della notte degli Oscar: il film che ne ha vinti di più, cioè Mad Max: Fury Road che ne ha guadagnati sei (costumi, scenografia, trucco, montaggio, montaggio e mixaggio del suono), è anche quello che a metà serata si erano già tutti scordato. Povero George Miller. Un capolavoro il suo, insignito di premi più tecnici e di sfondo, anche se non è uscito dal novero dei film “politici”.
La costumista Jenny Beavan, vestita con un terrificante chiodo da biker, del resto il kitsch degli altri australiani della troupe di Mad Max non è stato da meno, ha ritirato l’Oscar dichiarando: “Questo film potrebbe essere profetico: se non siamo gentili con il prossimo e non smettiamo di inquinare l’atmosfera tutto quello che accade nel film potrebbe capitare a noi”.
La notte degli Oscar 2016 è filata via spedita senza mai un secondo in più di respiro o pausa, con un patetico e ridicolo continuo richiamo alla protesta #Oscarsowhite da parte del presentatore di colore Chris Rock. Abituato a fare il buffone, Rock ha raggiunto il top della sua totale inadeguatezza sull’argomento con battutine stucchevoli, tipiche del commediante che si inginocchia ai piedi del re, e che hanno avuto il loro apice quando ha fatto il paragone, ridendo e scherzando, con gli anni cinquanta/sessanta quando non c’erano candidati neri agli Oscar perché i neri “all’epoca avevano veri motivi per andare in piazza, visto che venivano violentati, ammazzati e impiccati agli alberi”. A rimettere la questione sui leciti binari della serietà ci ha pensato la presidente dell’Academy (anch’essa nera), Cheryl Boone Isaacs, quasi a cospargersi il capo di cenere e a scusarsi con Spike Lee e compagni di protesta: “Ognuno di noi deve aiutare a mettere in atto cambiamenti importanti nella nostra società. Ogni singolo membro dell’Academy e della comunità hollywoodiana ha un ruolo in questa trasformazione. Quando un cambiamento serve va preso insieme per un futuro di cui essere tutti orgogliosi”.
Infine non è rimasta a bocca asciutta la produzione de La Grande scommessa (Oscar sceneggiatura non originale). Oscar come miglior direttore della fotografia ad Emmanuel Lubezki per The Revenant, è il terzo consecutivo dopo Gravity e Birdman, record assoluto nella storia dell’Academy. Oscar a Inside Out come miglior film d’animazione e a Amy di Asif Kapadia come miglior documentario.