A Casavatore la camorra fu “bipartisan”. Appoggiò sia il sindaco che l’avversario. Lo afferma la Dda di Napoli: le elezioni comunali del giugno 2015 furono il teatro di una guerra intestina al clan Ferone, una fazione degli Amato-Pagano, gli Scissionisti. Le indagini dicono che il candidato Pd, Salvatore Silvestri, fece campagna tramite una persona sottoposta alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale perché ritenuto vicino ai Ferone. Costui stazionò stabilmente davanti al comitato elettorale Silvestri, e quando non era lì si prodigava a cercare voti nel quartiere di Corso Europa. Le indagini dicono anche che l’avversaria Udc, Lorenza Orefice, si avvalse invece di altri tre personaggi dalle maniere forti, uno dei quali nipote del boss Ernesto Ferone.

I tre intimidirono gli elettori del Parco Acacie a Casavatore Vecchia per raccogliere consensi ‘porta a porta’ in favore della signora e di un candidato imparentato al capo clan. E per mandare un messaggio chiaro alla cittadinanza, due giorni prima del ballottaggio, i tre picchiarono per strada l’uomo di Silvestri. Un messaggio che secondo i pm Vincenza Marra e Maurizio De Marco probabilmente ebbe un effetto sul risultato. Il dem Silvestri era in testa al primo turno (41% contro il 35%), ma l’Udc Orefice sovvertì i pronostici e al ballottaggio venne eletta col il 56%.

Per la campagna elettorale di Silvestri venne a Casavatore anche un pezzo grosso del Pd, il vicesegretario Lorenzo Guerini (foto). Nella galassia dem, Silvestri è ritenuto vicino ai ‘Giovani Turchi’, la corrente di Mario Orfini, del ministro della Giustizia Andrea Orlando e della deputata Valeria Valente, candidata alle primarie Pd di Napoli. La compagna di Silvestri, Mariangela Portinaio, lavora a Roma come assistente parlamentare della Valente.

L’inchiesta è chiusa, i carabinieri della Stazione di Casavatore hanno notificato quindici avvisi di garanzia. Il sindaco in carica, Orefice, risponde di minaccia agli elettori con l’aggravante del metodo camorristico. Silvestri invece risponde di voto di scambio e di violazione della legge sui divieto di propaganda elettorale per i sorvegliati speciali con l’aggravante camorristica. Indagati anche altri candidati al consiglio comunale, il comandante e un maresciallo della polizia municipale.

Casavatore, città di 18.000 abitanti a un tiro di schioppo dal capoluogo. Qui le intercettazioni dipingono un quadro desolante, la politica ridotta a mercimonio o terreno di scontro fisico tra personaggi vicini alla camorra. Si ascoltano voti ‘comprati’ da Silvestri e da alcuni suoi candidati con promesse di denaro, buoni pasto, pacchi di generi alimentari, posti di lavoro. Si legge di vigili urbani che fanno propaganda elettorale e spacciano normali operazioni di disinfenzione del territorio come conquiste ottenute grazie all’intercessione di questo o quel candidato. Persino l’orientamento delle telecamere di videosorveglianza fu modificato per venire incontro alle esigenze di un candidato collegato all’esponente Pd: dovevano vigilare i suoi manifesti elettorali, affinché non venissero strappati. Il comandante fu telefonicamente informato di alcune notizie di reato: le minacce subite da una elettrice per non farle votare la Orefice, una segnalazione della candidata sindaco Udc su un presunto scambio “soldi-voti” durante il primo turno elettorale. Ma non fece rapporto all’autorità giudiziaria, e per questo è indagato anche per omessa denuncia.

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