In Aula, a due settimane dall’ennesimo scandalo, si discute la mozione di sfiducia al presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni (Lega). Si preannuncia una seduta tesa. Ma quella che va in scena è la pantomima della democrazia. A turno qualcuno parla e (quasi) nessuno ascolta. Il finale è pressoché scontato. Come lo sono le proteste del M5S che seguono il voto che promuove il governatore Maroni. Durante tutta la mattinata i consiglieri regionali (in maniera piuttosto bipartisan) e i membri della Giunta hanno dimostrato uno scarso interesse al dibattito. Smartphone e tablet sono roventi. Sono tutti impegnati a smanettare è un continuo consultare pagine Facebook, postare fotografie su Instagram, cinguettare, chattare o scambiarsi messaggi, leggere giornali online, scrivere pizzini contro il Movimento 5 stelle (“Buffoni pentastellati” si legge in un foglio tenuto in mano, e poi coperto, dalla consigliera della Lista Maroni, Lara Magoni) visitare siti e via divagando. Tutto in sfregio della sostanza e nella più totale noncuranza delle apparenze (tra l’altro ad assistere al consiglio oltre ad una schiera di giornalisti c’era pure una scolaresca). Merita una sottolineatura l’esordio del consigliere leghista Emanuele Monti che, fresco di subentro (al posto del neo-assessore Francesca Brianza), non ha perso tempo passando la mattinata (al pari dei suoi colleghi) ad aggiornare profili social a rispondere ai messaggi di chi si congratulava con lui per il nuovo prestigioso incarico
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