Economia

Pil, Istat rivede al rialzo il dato sul 2015: “Su di 0,8%. Ma resta più basso che nel 2000. Pressione fiscale cala di 0,3%”

Il dato definitivo dell'istituto di statistica è uguale a quello rivendicato da Matteo Renzi e più alto rispetto alla stima diffusa il 12 febbraio. Il peso di imposte e contributi si riduce per effetto del calo dell'Irap, ma l'Irpef registra una "crescita marcata". Intanto l'Agenzia delle Entrate fa sapere che dalla lotta all'evasione sono stati incassati 14,9 miliardi su 51 potenziali: "La somma più alta di sempre"

Prodotto interno lordo su dello 0,8%, pressione fiscale in lieve calo (-0,3%) grazie alla riduzione dell’imposta regionale sulle attività produttive che ha compensato la “marcata crescita” dell’Irpef, debito/pil a quota 132,6%, 14,9 miliardi incassati grazie alla lotta all’evasione contro i 51 potenzialmente recuperabili. Sono i dati su conti pubblici e fisco nell’Italia del 2015 diffusi martedì dall’Istat e dall’Agenzia delle Entrate.

Crescita del pil rivista al rialzo: +0,8%. Ma nel Def è +0,9 – Per prima cosa l’istituto di statistica ha rivisto al rialzo, per lo scorso anno, la stima sull’aumento del pil. Il dato definitivo è di un +0,8%, contro il +0,6% di aumento corretto per gli effetti del calendario (+0,7% grezzo) che emergeva dal comunicato diffuso il 12 febbraio. Dati “in linea con le previsioni della Commissione Ue”, ha commentato un portavoce dell’esecutivo di Bruxelles. Lo scorso 27 dicembre il premier Matteo Renzi aveva limato la stima del governo proprio a +0,8, contro il +0,9 della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza dello scorso settembre. “L’importante è la direzione di marcia che è di crescita, dopo tre anni di profonda recessione”, aveva commentato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan davanti ai dati preliminari. Tuttavia, in valori assoluti c’è poco da festeggiare: lo stesso istituto di statistica sottolinea che in volume il pil “resta ancora al di sotto del livello registrato nel 2000”. Il pil a prezzi di mercato è stato pari a 1.636 miliardi di euro, quello a valori concatenati è di 1.547 miliardi. L’aumento è stato determinato da una crescita dello 0,5% dei consumi finali e dello 0,8 degli investimenti fissi lordi. Per quanto riguarda i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono aumentate del 4,3% e le importazioni del 6%.

Pressione fiscale giù dal 43,6 al 43,3%. Pagano meno le imprese, di più i cittadini – La pressione fiscale complessiva, calcolata come ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil, è risultata pari al 43,3% nel 2015, in calo di 0,3 punti percentuali rispetto al 2014. Nel 2015 le entrate totali delle amministrazioni pubbliche sono aumentate dello 0,6% rispetto all’anno precedente, con un’incidenza sul pil pari a 47,8%. Le entrate correnti hanno registrato una crescita dello 0,8%, risultando pari al 47,4% del Pil. In particolare, le imposte indirette sono diminuite dello 0,5% prevalentemente come effetto della riduzione dell’Irap e dell’imposta sull’energia elettrica, in parte compensata dall’incremento del gettito Iva. Le imposte dirette sono risultate in aumento dell’1,9%, per effetto della “marcata crescita dell’Irpef“, dell’andamento positivo dell’Ires e delle imposte sostitutive. I contributi sociali effettivi hanno segnato un incremento del 2% rispetto al 2014.

Uscite correnti in aumento, quelle totali calano dello 0,1% grazie a minori interessi – Le uscite correnti dello Stato e delle altre pubbliche amministrazioni, al netto degli interessi sul debito pubblico, secondo l’Istat sono salite da 690,9 a 691,2 miliardi. Quelle totali sono invece diminuite dello 0,1% rispetto al 2014, a 824,6 miliardi, pari al 50,4% del pil. I consumi intermedi sono aumentati dello 0,3%, mentre gli stipendi sono diminuiti dell’1,1% (-0,7% nel 2014). Le prestazioni sociali in denaro sono aumentate dell’1,9% in virtù di un contenuto incremento delle prestazioni pensionistiche e di una crescita più marcata delle prestazioni sociali di tipo assistenziale. Le altre uscite correnti sono diminuite del 6,7% a causa, in particolare, della discesa dei contributi alla produzione. Gli interessi passivi sono diminuiti dell’8% dopo la riduzione del 4,2% nel 2014. Nell’ambito delle uscite in conto capitale, cresciute complessivamente del 7,8%, gli investimenti fissi lordi hanno invertito la tendenza alla riduzione osservata negli ultimi anni crescendo dell’1 per cento. Sul forte aumento delle altre uscite in conto capitale (+17,7%) hanno pesato la decisa crescita dei contributi agli investimenti e la restituzione degli arretrati per le pensioni erogate a partire dal 2012 in seguito della sentenza della Corte Costituzionale di aprile 2015.

Debito/pil al 132,6%, deficit/pil a 2,6% – Il rapporto debito/pil è salito al 132,6% dal 132,5% del 2014. Nel 2011 il debito/pil era al 116,4%, nel 2012 al 123,3% e nel 2013 al 129%. Il deficit, misurato in rapporto al Pil, è stato invece pari al -2,6%, a fronte del -3% del 2014. In valore assoluto l’indebitamento, rileva l’Istat, è di 43,1 miliardi di euro, in diminuzione di oltre 5,5 miliardi rispetto a quello dell’anno precedente.

Dalla lotta all’evasione 14,9 miliardi su 51 potenzialmente recuperabili – La lotta all’evasione ha fruttato nel 2015 14,9 miliardi, “somma più alta mai riportata nelle casse dello Stato”. Lo ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, spiegando che si tratta dell’ “ennesimo record dopo i 14,2 miliardi del 2014”. In tutto, i crediti da riscuotere affidati a Equitalia ammontano però alla cifra monstre 1.058 miliardi, di cui 51 possono effettivamente essere incassati, come rivelato a febbraio dal numero uno dell’ente della riscossione, Ernesto Maria Ruffini. Orlandi ha anticipato che i cittadini che non risponderanno alle comunicazioni dell’Agenzia “permettetemi di usare quest’espressione, conosceranno il lato oscuro dell’accertamento” e saranno “indotti, stavolta con altri metodi, alla compliance”.