In una lettera di quattro anni fa Lino Buscemi aveva accusato l'onorevole Salvo Fleres, ex Fi e Grande Sud, d'intascare 100mila euro l'anno per l'incarico di "garante dei detenuti" e il compenso standard da senatore della Repubblica. Era stato querelato e ora prosciolto dal giudice di Pace di Palermo
In una lettera di quattro anni fa aveva accusato l’ex senatore Salvo Fleres di intascare un doppio stipendio: quello da 100mila euro l’anno per l’incarico di garante dei detenuti, e quello standard da componente di Palazzo Madama. Due paghe a sei cifre, che però non erano giustificate viste le lunghe assenze fatte registrare mensilmente dallo stesso Fleres, almeno secondo Lino Buscemi. Per tutta risposta l’ex senatore di Grande Sud, storicamente molto vicino a Marcello Dell’Utri, aveva denunciato il dipendente regionale per diffamazione. Adesso, dopo le archiviazioni in sede penale e un processo lungo tre anni e mezzo, il giudice di pace di Palermo, il dottor Antonino Cutaia, ha assolto Buscemi dall’accusa di aver diffamato Fleres. “Sono soddisfatto, ma resta l’amarezza per le tante sofferenze e disagi, psicologici ed economici, che sono stato costretto ad affrontare”, commenta il dipendente regionale. Che in una missiva del 7 dicembre 2011 aveva accusato Fleres di non aver “rinunciato, malgrado abbia pubblicamente riferito – vantandosene – il contrario, al suo compenso di euro 100mila euro annui (complessivamente l’ex senatore Fleres da ottobre 2006 al primo trimestre 2011 ha percepito euro 425mila euro)”.
Accuse che non erano evidentemente diffamatorie. A nominare Fleres garante dei detenuti era stato l’ex governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro, poi condannato per favoreggiamento a Cosa nostra e scarcerato tre mesi fa dopo cinque anni di detenzione. Per la verità una vecchia legge regionale stabiliva che un parlamentare europeo, nazionale o siciliano non poteva ricoprire incarichi nella pubblica amministrazione siciliana. Nel 2006, però, un emendamento ad un disegno di legge su architettura e arte contemporanea aveva introdotto una deroga a quella incompatibilità che doveva valere per tutti i ruoli della pubblica amministrazione, ma non per il garante dei detenuti. Cosa c’entrava una norma del genere in una legge su arte e architettura? Nulla, ma il vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana decise di inserirla ugualmente. Per la cronaca quel vice presidente era proprio Salvo Fleres, lo stesso che l’anno dopo sarebbe diventato garante dei detenuti, e quindi senatore, mantenendo entrambi i lautissimi stipendi.