Il leader del Movimento 5 stelle ha scritto una lettera al Corriere della Sera dopo le polemiche sulla decisione di Vendola di avere un figlio con la pratica della gravidanza surrogata: "Nulla a che fare con l’omosessualità o l’eterosessualità". La paura è per la logica del “lo facciamo perché è possibile”
“C’è qualcosa del concetto di utero in affitto che mi spaventa”. Con una lettera al Corriere della Sera, il leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo interviene nel dibattito sulle unioni civili arroventato in questi giorni dalla vicenda di Vendola e del figliastro procreato tramite surrogata. Si dichiara spaventato. E quella paura “non ha nulla a che fare con l’omosessualità oppure l’eterosessualità; mi spaventa la logica del «lo facciamo perché è possibile»: un po’ com’è diventato facile attaccare tutto alla bolletta della luce”. Il leader M5s che da alcuni mesi ha annunciato un passo indietro dalla scena politica, ha scelto di non scrivere il suo intervento sull’argomento sul suo blog, ma di scrivere una lettera al quotidiano. Ci saranno tentativi di interpretazione della linea politica, ma la lettera sembra essere in primo luogo uno sfogo personale.
La parola più calcata nella lettera è “low cost”. Sentimenti low cost, che si possono comprare a basso prezzo. Diritti low cost, che si possono negare e disconoscere come non avessero prezzo. “Sento utilizzare la parola amore in modo talmente pressappochista da provare un dolore, intenso, che nessuna forma di ironia può risolvere”, scrive il comico. “È veramente possibile che si blateri di amore e diritti intimi pensando a Vendola proprio mentre stiamo dimenticando chi ha messo al mondo noi? Mi riferisco a quelli che chiamiamo anziani, quelli che stiamo dichiarando inutili senza neppure più arrossire”.
Poi il dubbio etico. “Chi sono io per dire alle persone di rinunciare a delle opportunità che appaiono stupefacenti? E se è così: chi sarei io per rivendicare, al semplice scopo di salvarli, i diritti della persona a cominciare dalla sua dignità, per finire con il fatto che si tratta di una certa persona, di una tal coppia oppure di un operaio, di un poliziotto, un pensionato, un bambino in Siria dove ti uccidono i videogiochi dal cielo, insieme a tutti gli individui che compongono il tessuto interstiziale della società?”.
Dai confini del mondo si torna nel salotto di casa Vendola. “Quanto è lontano Nichi Vendola – scrive Grillo – da quello che sta succedendo nel mondo reale per permettersi di comportarsi con una majorette che rotea strane mazze colorate guidando un corteo di pareri in svendita”. Questo passaggio, nella filigrana della lettera, si realizza per Grillo attraverso la complice e interessata mediazione dei media. Si riferisce ai talk-show, sempre rinnegati. “Terrorizzato dal contesto di assoluta disinformazione da cui sentiamo provenire quelle parole. Incredulo e confuso: nessuno vorrà spiegare perché stiamo vivendo nel mondo del precotto low cost delle idee, dei riferimenti morali e della gioia. Scandalizzarsi perché qualcuno trova buffo Vendola ma non dice nulla — oppure dimentica apposta — quello che sta succedendo a chi si suicida per un debito mi spaventa. Insieme a quelle definizioni strane: utero in affitto, soldato, sacrificio, insostenibilità, abbandono… Tutti rinchiusi e allontanati dalla vista mentre si chiacchiera pensando soltanto se ci si è sbiancati a sufficienza i denti da mostrare nell’ennesimo talk show”.