“E’ stato fatto un danno gravissimo non solo a me, alla mia famiglia, al mio onore, ma anche alla città di Ventimiglia che è stata commissariata per tre anni e ha avuto il marchio di una città in mano alla ‘ndrangheta“. E’ lo sfogo, a Corriere.it, di Gaetano Scullino (Forza Italia), sindaco di Ventimiglia quando il Comune in provincia di Imperia fu sciolto dal governo per condizionamento mafioso, in seguito in particolare all’inchiesta “Maglio” sulla ‘ndrangheta nel Ponente Ligure. Il Consiglio di Stato, infatti, ha annullato gli atti che nel 2012 portarono al provvedimento, giudicandoli illegittimi. Stessa decisione per gli atti relativi alla nomina dei Commissari straordinari e della loro proroga. Per il massimo grado della giustizia amministrativa non c’è prova che l’attività degli amministratori fosse indirizzata a “soddisfare le esigenze di consorterie malavitose” e “non è neanche ipotizzabile l’infiltrazione mafiosa nel Comune”, hanno scritto i giudici accogliendo il ricorso dello stesso sindaco Scullino.

Che ora accusa: “Non vi era nessun condizionamento, né infiltrazione. E’ stata fatta un’enorme ingiustizia. E’ evidente che è stato fatto un pessimo lavoro, con errori grossolani. I componenti della Commissione d’accesso e qualche Commissario straordinario dovrebbero chiedere scusa e riconoscere di essere stati tutt’altro che imparziali”.

Dall’inchiesta Maglio era emerso l’interesse di presunti ‘ndranghetisti locali, fra lpaltro, per il settore degli appalti pubblici e per l’urbanistica, nonché per alcuni personaggi politici. “Non dico che non ci sia criminalità a Ponente”, precisa l’ex sindaco Sculli a Corriere.it, “accertare e perseguire è compito delle forze di polizia e della giustizia. Ma è la giustizia oggi a dire che la criminalità non ha condizionato la politica e questo è un punto fermo”.

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