E’ stata introdotta dal Governo una maxi-sanzione per chi ricorre all’aborto clandestino. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha stabilito una super multa che aumenta fino a 200 volte – da 50 euro fino a 5-10 mila euro – la cifra che una donna dovrebbe sborsare in caso di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg), non avvenuta nei termini stabiliti dalla legge 194, ovvero entro i tempi stabiliti e in strutture idonee.
Un comportamento sicuramente da reprimere e disincentivar,e ma chiedo di valutare le conseguenze dei modi che si sono decisi di mettere in campo per farlo. Infierire su donne già profondamente provate dalla scelta che stanno per compiere è ingiusto; in più molto spesso si tratta di persone che vivono in una condizione di marginalità e in forte disagio sociale; infine è sempre crescente il numero di medici obiettori e strutture che decidono di non applicare la legge 194, per scrupoli di coscienza.
Nessuno del governo, per ora, s’è opposto all’iniziativa del Guardasigilli, nemmeno la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin che, in quanto donna, dovrebbe essere più sensibile. Ma non pare stracciarsi le vesti neppure di fronte alla precaria situazione che vige nel comparto di sua competenza. Il problema, infatti, è che abortire ‘secondo legge’ in Italia è sempre più difficile. Stando alla relazione del ministero della Salute del 2013, la media nazionale dei medici obiettori di coscienza, che quindi rifiutavano di praticare l’Ivg per scelta personale, era di circa il 70 per cento in Lombardia.
In più è ormai noto, per mie denunce e denunce a mezzo stampa, che molte farmacie di Milano mettono in difficoltà (con informazioni sbagliate) l’utente che cerca presidi farmacologici contro l’interruzione di gravidanza, come la pillola del giorno dopo o dei tre giorni dopo. Personalmente sono convinta che dietro il preoccupante ritorno degli aborti clandestini vi sia la difficoltà a ricorrere alle strutture pubbliche per l’interruzione volontaria di gravidanza.
Gli ospedali che permettono di praticarla senza restrizioni e liberamente risultano sempre più ingolfati e hanno liste di attesa che molto spesso non sono compatibili con le esigenze delle pazienti.
Di fronte a una situazione del genere, imporre multe salatissime e quasi dare l’impressione di fare cassa sulla pelle delle donne, apre uno scenario estremamente preoccupante. Il rischio è che siano proprio le donne meno tutelate a pagare lo scotto della nuova super sanzione. Per paura di dover sborsare una cifra da capogiro, rinviano le cure delle quali avrebbero urgente bisogno. Una doppia beffa dunque: impedire un aborto in sicurezza e poi multarne salatamente le conseguenze.
Chiedo al ministro Orlando di ritornare sui propri passi e vorrei che il Governo di agire affinché nel nostro Paese non sia impossibile ricorrere alla Igv secondo legge e che il numero di medici chirurghi e farmaceutici cosiddetti obiettori non prevarichi in maniera abnorme quello dei non-obiettori.