La stretta sulle consumazioni al bar della Camera non piace ai parlamentari. Ma l'esercizio perde il 30% degli incassi previsti anche perché i clienti non pagano
Da “lei non sa chi sono io” a “lei non sa se pago, io”. La rivoluzione della Buvette è iniziata, e i “portoghesi” del Parlamento non gradiscono la novità. Come riportano stamattina Repubblica e Libero il nuovo corso del bar della Camera non ha riscosso ampi consensi, anzi. Emblematico – al limite dell’epico – il caso fatto esplodere dall’ex ministro Maurizio Lupi che, ripreso dai controllori (i controllori, sì) a colazione, ha replicato all’ora del tè. Con garbo. “Questo signor Compass – ha detto riferendosi alla società che gestisce il bar dei deputati, e che ha diramato la nuova direttiva – mi ha veramente rotto i c… Che follia, ne parlerò con i questori. E quando c’è confusione che facciamo, una fila chilometrica alla cassa?”. Alla richiesta dello scontrino preventivo, racconta Repubblica, i baristi hanno potuto vedere un Dario Franceschini sbigottito. Ma pagante. E se due dem Alessia Morani e Colomba Mongiello hanno corretto in fretta l’iniziale dimenticanza, il giornalista parlamentare Pasquale Laurito si lamenta delle “guardie naziste” che vigilano sugli scontrini. Solo Gregorio Fontana (FI) ricorda come la prassi sia consueta in tutti i bar. Anzi, l’invito a pagare prima di mangiare faceva bella mostra di sé sul bancone già dal 2006, ma dieci anni dopo non è stato ancora del tutto recepito.
All’origine del provvedimento, un ragionamento semplice: sulla base dei bilanci della Camera, la società aveva previsto di incassare mezzo milione di euro in un anno, ma dalle proiezioni ha registrato un calo del 30% e un “buco” di centomila euro. E dire che i prezzi riservati ai parlamentari sono, è il caso di dire, “politici”: fino a pochi anni fa panino e frutta erano a un euro, calice di vino pure. E abbiamo motivo di dubitare che si trattasse di quello spillato dai contenitori in cartone. Eppure, pare proprio che i deputati, tradizionalmente avvezzi a prezzi ridottissimi rispetto a quelli del resto dei bar romani, avessero trovato una particolare forma di All you can eat: la consumazione libera e abbondante, seguita da un pagamento forfettario. Sulla fiducia. Gli annali riportano esempi tragicomici di parlamentari che inventano un personalissimo prendi tre paghi uno – o prendi ventisei paghi due – per poi vantarsene pure. E dunque ora è caccia alle “dimenticanze”: ciò che si consuma si paga prima, e per aiutare chi scrive le leggi a rispettare le norme intervengono dipendenti in livrea che controllano ingressi, uscite, e ricevute all’ora del pranzo. È il caso di dire: mezzogiorno di fuoco.