I due gruppi hanno ufficializzato mercoledì sera la firma di un memorandum in vista della fusione. In seguito Fca distribuirà la partecipazione detenuta nel nuovo gruppo ai propri azionisti
L’operazione “dimostra l’impegno di lungo periodo di Cir, del suo management, della mia famiglia e mio personale nello sviluppo del Gruppo Espresso”. Con queste parole Rodolfo De Benedetti, presidente della holding che controlla il gruppo Espresso, ha annunciato la firma del memorandum di intesa con Itedi, la società che controlla La Stampa e il Secolo XIX, in vista della fusione delle due case editrici in un nuovo polo a cui faranno capo il quotidiano torinese, quello ligure e Repubblica. L’operazione segna l’inizio dell’uscita della Fiat dall’editoria italiana dopo oltre un secolo.
Oggi il capitale dell’ItEdi è per il 77 per cento di Fca (Fiat Chrysler) e per il 23 dell’Ital Press Holding, la società di Claudio Perrone, l’ex editore del Secolo XIX. La società verrà inglobata dal gruppo presieduto da Carlo De Benedetti. Nel 2014 l’Espresso ha registrato ricavi netti consolidati per 643,5 milioni e un risultato positivo di 8,5; mentre ItEdi ha avuto soltanto 110 milioni di fatturato e un utile di 624mila euro. Considerati i rapporti di forza, agli azionisti di Itedi andrà quindi una piccola quota di minoranza del gruppo Espresso.
Il passaggio cruciale: la porzione del Gruppo Espresso che spetterà a Fca sarà redistribuita fra i suoi azionisti. In questo modo la Fiat, una compagnia che produce automobili e non giornali, come ripete sempre l’ad Sergio Marchionne, uscirà dall’editoria italiana. La holding Exor, cassaforte degli investimenti della famiglia Agnelli presieduta da John Elkann, avrà un peso molto ridotto. Perché Exor è titolare del 30 per cento di Fca, che corrisponde a un terzo della quota spettante ai soci di ItEdi nel gruppo di De Benedetti.
La conseguenza è chiara. Visto che non ci saranno patti di sindacato (cioè accordi tra azionisti per prendere decisioni comuni) – e a meno di pesanti nuovi investimenti di Exor – quando verrà scelto il consiglio di amministrazione del Gruppo Espresso allargato, non sarà Elkann a decidere, ma l’asse Rodolfo De Benedetti-Monica Mondardini. Magari l’Ingegnere Carlo De Benedetti, 82 anni, continuerà a mantenere la presidenza e una voce sulla scelta dei direttori, ma è chiaro che c’è un salto generazionale: si passa dagli assetti dell’editoria determinati dall’epoca dominata da Gianni Agnelli e Carlo De Benedetti (e Silvio Berlusconi), a un nuovo equilibrio. John Elkann, nipote prediletto di Giovanni Agnelli, resta in Italia, ma i soldi di Exor li ha investiti sul settimanale globale The Economist.
Manca soltanto un tassello per rinnovare lo scenario: Rcs e il Corriere della Sera, da sempre sotto la responsabilità finanziaria e civile degli Agnelli. Da tempo John Elkann ha deciso di uscire e in questo caso Fca e Marchionne non c’entrano: l’investimento del 16,7 per cento è tramite l’accomandita Giovanni Agnelli e C. Elkann ha perso il suo amministratore delegato, Pietro Scott Jovane, e non ha alcuna intenzione di partecipare al possibile aumento di capitale che potrebbe essere necessario da qui a un anno. L’operazione ItEdi-Espresso offre all’erede di Gianni Agnelli l’occasione di disimpegnarsi da Rcs presentando l’addio come una scelta obbligata: è chiaro che neppure nel Paese di Mondazzoli (Mondadori + Rizzoli) si può sommare la presenza nel capitale dei due principali gruppi che editano i grandi quotidiani. Pare che John Elkann abbia già individuato il percorso finanziario per lasciare Rcs, anche se sarà doloroso, con inevitabili minusvalenze. Ancora non è chiaro se qualcuno degli altri soci è interessato a rilevare la quota di controllo, Diego Della Valle e Urbano Cairo hanno spesso contestato la gestione ma non sono pronti a spendere abbastanza da comandare.
Quando è nata ItEdi accorpando Secolo XIX e Stampa, l’alleanza è stata pensata fin da subito con una declinazione editoriale: articoli condivisi per ridurre i costi, visto che i due mercati regionali (Piemonte e Liguria) non sono sovrapposti. Nel caso della fusione tra ItEdi e Gruppo Espresso, invece, l’operazione è tutta finanziaria. Non nasce un giornale unico. Il nuovo direttore di Repubblica, Mario Calabresi, è già espressione della sintonia tra due mondi sempre tangenti ma distanti (De Benedetti è anche stato ad di Fiat per i famosi 100 giorni), cresciuto da giornalista a Repubblica e da direttore a La Stampa. Intorno a Calabresi, il nuovo Gruppo Espresso costruirà l’editoria post-Fiat.
da il Fatto Quotidiano del 2 marzo 2016
aggiornato da redazioneweb alle 18:32