Marco Lei, insieme alla moglie Daniela Demasi, ha ideato re Food, una scatola per conservare il cibo non consumato fuori casa. Lanciata i primi di gennaio, è ora disponibile gratuitamente in una ventina di ristoranti. I locali che la acquistano contribuiscono a lottare contro la malnutrizione: ecco perchè
“L’idea ci è venuta la scorsa estate, dopo una cena messicana. Sarà che era troppo piccante, ma nostro figlio non mangiò quasi nulla: chiedemmo di portare via gli avanzi, ce li misero dentro contenitori di alluminio che si rovesciarono dentro l’auto, spargendo olio dappertutto. Qualche sera dopo mia moglie mi svegliò e mi disse: perché non creiamo una doggy bag italiana? Non riuscii più a prendere sonno e, alle cinque del mattino, avevo in testa il primo prototipo”. A parlare è Marco Lei che, insieme alla moglie Daniela Demasi, ha ideato il progetto re Box. Una creazione che a sua volta si compone di re Food, una scatola per portare a casa quello che avanza dall’ordine al ristorante e re Wine, un contenitore per le bottiglie di vino avanzate in via di sviluppo. L’obiettivo è limitare lo spreco alimentare, promuovere giovani artisti e aiutare a combattere la fame nel mondo.
Della partita fanno parte anche i fratelli Alessandro e Vito Viesti, titolari di una tipografia cartotecnica: “Il progetto è piaciuto talmente tanto che hanno deciso di entrare in società con noi”. Così è nata Malvida, l’azienda con sede a Nichelino in provincia di Torino che produce e distribuisce il contenitore per il cibo avanzato. “È una vaschetta in polipropilene inserita in una scatola di carta, entrambi materiali riciclabili che possono essere messi sia in frigo che nel microonde”. All’esterno un’ulteriore protezione in cartone decorata da un artista. “La grafica è di Andrea Aste, che ci ha proposto di disegnare la confezione. L’idea ci ha convinto e abbiamo deciso di usare la nostra idea per dare spazio alla creatività”.
Una doggy bag lanciata ai primi di gennaio e che oggi è già disponibile in una ventina di ristoranti. La maggior parte si trovano nel torinese, ma “abbiamo avuto ordini da Milano, Rimini, Bologna, Genova e Trento“. Del resto quella di questa start-up è innanzitutto una battaglia culturale: “In Europa portare a casa il cibo avanzato al ristorante è una pratica abbastanza comune, in Francia hanno appena approvato una legge che obbliga i locali con più di 180 coperti a offrire questo servizio”.
Per diffondere la pratica anche in Italia, i quattro soci hanno deciso di “unire alla nostra attività un impegno sociale”. Si tratta di una collaborazione con Azione contro la fame, associazione impegnata contro la malnutrizione infantile in 47 Paesi del mondo. L’acquisto di 90 confezioni re Box offrirà tre giorni di latte terapeutico e medicinali ad un bambino, 150 scatole nutriranno per un mese un bimbo affamato, 190 garantiranno a 13 piccoli un vaccino contro rosolia e morbillo, terapie antibiotiche ed antiemetiche, oltre alla somministrazione di vitamine.
Sono i ristoratori a comprare le doggy bag: “Noi chiediamo che vengano date gratuitamente ai clienti. Non possiamo intervenire se decidono di recuperare i costi aumentando il coperto, ma se lo facessero significherebbe non aver compreso il messaggio. E se chiedono dei soldi per re Food non gliele forniamo più”. Con un prodotto sul mercato da poco più di un mese, per ora Lei è l’unico ad aver mollato il suo lavoro per concentrarsi a tempo pieno nella start-up. Chiare anche le tappe del piano di sviluppo: “Tra meno di un mese partiremo con una campagna di crowdfunding per finanziare la produzione di re Wine, e far partire altri progetti: vorremmo entrare nelle scuole con uno spettacolo teatrale sul tema dello spreco di cibo, una cosa cui teniamo molto”. E che contribuirà a diffondere anche in Italia la cultura della doggy bag.