Il giorno 17 Febbraio 2016 finalmente il governo del Perù ha dichiarato lo stato di emergenza ambientale in sedici comunità nel distretto di Morona, regione di Loreto, nella foresta amazzonica.
Perché? A causa delle perdite di petrolio dall’oleodotto North Peruvian Pipeline che ha riversato petrolio nei fiumi Inayo, Chiriaco and Marañon, quest’ultimo tributario del Rio delle Amazzoni. La prima di queste perdite c’è stata il 25 Gennaio, la seconda il 3 Febbraio 2016. Ad essere coinvolte circa 8000 persone, per lo più indigeni che svegliandosi una mattina hanno trovato tutto coperto di una patina nera: pesci, vegetazione, pelle, acqua, piantagioni di cacao.
Secondo la ditta petrolifera nazionale Petroperu sono finiti nei fiumi circa 3mila barili di petrolio – cioè quasi 500mila litri. L’acqua è imbevibile, nessuno vuol mangiare pesci ovviamente, e ci si lamenta di pruriti e di nausea.
Petroperu dice che la colpa di queste perdite è delle frane nella zona, ma ingegneri e per una volta governanti, sanno che non è così: gli oleodotti sono stati costruiti negli anni Sessanta, la loro manutenzione è scadente e le perdite prima o poi ci sarebbero state. Anzi, episodi del genere sono accaduti già negli anni scorsi. E infatti la Petroperu è stata multata per circa 3.6 milioni di dollari.
Tuttavia, restano i fiumi da pulire. Nel frattempo che ci si organizzava, che si discuteva a livello centrale, sono stati i residenti a darsi da fare: centinaia di persone pagate circa otto dollari a secchio di petrolio. Inizialmente non ci sono state precauzioni, nessuno gli ha spiegato che quel che stavano facendo era pericoloso. Fra questi “volontari”, anche i bambini. Per loro la paga è stata di mezzo dollaro a secchio.
Dopo un po’ di clamore mediatico, Petroperu ha dotato gli indigeni “volontari” di tute specializzate. Un bambino di dodici anni è rimasto ferito nelle operazioni di recupero di petrolio ed è stato portato presso un ospedale nel nord del Paese. Gli enti nazionali dicono che ci vorrà almeno un anno per tornare alla normalitaà. Circa il 70% della foresta amazzonica del Perù è stata data in concessione dal governo a ditte petrolifere.