Botta e risposta tra il presidente Pietro Grasso e Pier Ferdinando Casini sui furbetti del tesserino che in Senato lasciano la scheda delle votazioni inserita nelle postazioni anche quando lasciano l’aula. E’ successo durante la verifica del numero legale della seduta dedicata all’omicidio stradale. Il senatore M5S Vincenzo Santangelo, avendo notato troppe tessere inserite senza il relativo detentore ufficiale seduto sullo scranno, ha richiamato polemicamente l’attenzione del presidente, dopo la recente pronuncia sulle nuove regole più stringenti che colpiscono le tasche dei furbetti, levando i 3500 euro di diaria percepita ad ogni votazione.
Di parere opposto il presidente della commissione Esteri, secondo cui “quando in una giornata si fanno 50 o 60 votazioni, francamente credo sia compatibile anche con un corretto modo di lavorare che uno lasci la tessera dentro e non si ricordi, ogni volta che si alza dal posto, di portarsela via”. Per Casini il problema delle pronuncia è che “rende i già farraginosi lavori del Senato assolutamente impossibili da attuare” con il il rischio di perdere mezz’ora ad ogni votazione “perché bisogna andare a verificare tutte le schede inserite. Secondo me, è un modo per rendere ancora più ridicolo e infantile il modo di procedere”.
Immediata la replica di Grasso che ha giudicato “ridicolo e infantile che un senatore che abbia una tessera personale non la porti con sé e la lasci nel suo banco. Se la tessera è personale va con la persona” ha sottolineato il presidente del Senato, ricordando al centrista che “tutti i lavoratori hanno un badge con cui entrano ed escono dal posto di lavoro; non vedo perché i senatori non possano usare in questo modo la loro tessera. Non stiamo dicendo di inserire il badge all’ingresso, che potrebbe essere anche una soluzione dell’Ufficio di Presidenza o del Regolamento”.