“Sono la madre dell’alunno … diversamente abile con gravità legge 104 ART. 3. Mio figlio frequenta la 3 q di informatica presso un istituto x di Napoli.
Il mio ragazzo usufruisce di 12 ore di sostegno insieme ad un altro ragazzo diversamente abile grave ed altre 6 ore sono state assegnate da inizio febbraio ad una professoressa che, tornata dalla sua 2° maternità, molto spesso è assente.
Io mi sono già scontrata con la scuola per la scelta dei due ragazzi che presentano deficit diversi e si perde più tempo con due ragazzi di cui l’altro non è seguito dalla famiglia, parla in dialetto, non sa leggere e non vuole lavorare.
Mio figlio ha usufruito di 12 ore di sostegno il 1° anno e 14 il secondo anno da solo, perché la scuola si rese conto che non faceva niente da solo mentre invece quest’anno sono impazziti e mio figlio invece di andare avanti è stato penalizzato già dalla presenza dell’altro ragazzo e poi dalle ore di sostegno.
Io ho chiesto che durante le ore di non sostegno i ragazzi venissero separati in classe per via che l’altro ragazzo non solo è diseducativo per mio figlio ed infatti è anche cambiato il mio rapporto con mio figlio perché mi rifiuto di ascoltare le stupidaggini che l’altro ragazzo racconta a mio figlio, ma poi anche perché il resto della classe non aveva vita sociale con i due.
La scuola dice che ci sono 2 disabili in ogni terza ma posso assicurare che non è così perché vedo i disabili uscire dalla scuola e le terze di informatica non hanno due, forse la scuola voleva risparmiare perché i ragazzi non danno fastidio ma io voglio che mio figlio studi e non faccia la presenza perché per lui la scuola è tutto: didattica e vita sociale.
Sono disperata e non so cosa fare, attendo Vs. notizie”.
Forse dovremmo rileggere con attenzione il racconto di questa madre che chiede alla scuola di offrire a suo figlio disabile quello che probabilmente lei non è riuscita ad avere .Forse dovremmo evitare di giudicare la sintassi, e l’ostilità nei confronti di un altro ragazzo disabile “colpevole” della mancata inclusione di suo figlio. Forse dovremmo sforzarci di chiedere perché, in questa scuola superiore della periferia di Napoli, un alunno disabile ( che si esprime in dialetto, non è seguito dalla famiglia, non vuole lavorare ) è considerato un ostacolo per il “proprio” figlio disabile.
Eppure questa madre è disperata e ha il diritto di reclamare per suo figlio una scuola che lo valorizzi nonostante la disabilità. E’ la scuola che dovrebbe dare una risposta qualificata a questa madre che chiede una classe a misura di suo figlio.
E’ una richiesta assurda? E’ una pretesa insolente nei riguardi delle finanze pubbliche chiedere che una classe accolga solo un alunno disabile? E’ da folli chiedere che questa ritorni ad essere una priorità nelle scuole della parte più povera del Paese ?
Pare proprio di sì.