Apprendo con molto dispiacere la notizia dell’ulteriore assassinio di un’attivista, regolarmente indigena, per la salvaguardia ecologica. Naturalmente sempre eseguito da vigliacchi: se non è alle spalle è nel sonno, come in questo caso. Mi è stato gentilmente chiesto di commentare quanto accaduto, visto il mio profondo coinvolgimento nelle istanze indigene. Lo faccio volentieri, anche se mi sento costretto a polemizzare, come spesso mi accade.
Ho smesso da tempo di leggere i commenti ai blog, poiché mi sono reso conto che ciò che poteva essere un’occasione di dialogo, pacato o acceso non importa, finisce spessissimo per essere nient’altro che un ricettacolo di veleni, che lascia il tempo che trova. Segno di una profonda insoddisfazione diffusa, che si scarica come può, con chi spesso si limita a comunicare dei fatti o esprimere opinioni.
Ogni tanto, molto di rado, do una sbirciatina, cosa che ho fatto con l’articolo che informa sull’assassinio. E, tra gli altri, trovo commenti sgrammaticati che parlano di “morti autocercate, come quel genio di reggiani o reggeni” chiosando: “Io di certo nn li ho obbligati a fare tutto cio”.
Bene. Mi dà lo spunto per dire il mio commento sull’accaduto.
Gli indigeni sono da 500 anni le vittime dell’espansionismo occidentale. Espansionismo che ha saccheggiato, devastato, stuprato interi continenti. La storia non è ancora finita. In Brasile, dove vivo stanno dando fondo alla foresta amazzonica. Nel frattempo si apprende che, in tutto il mondo, le api stanno diminuendo in maniera preoccupante (con un picco del 50% in Usa), mentre un marinaio esperto, che di recente ha percorso tutto l’Oceano Pacifico, ha dichiarato che ormai è letteralmente morto. Siamo alla frutta amici. Se il cambiamento climatico procede di questo passo nel giro di pochi anni, insieme al depauperamento delle risorse, si dovranno fare i conti seriamente con la polluzione fuori controllo, l’innalzamento dei livelli marini, eventi disastrosi sempre più frequenti.
In un recente volume intitolato Vita e Natura, una visione sistemica, i due autori, due grandi scienziati (Fritjof Capra e Pier Luigi Luisi) spiegano come la corretta visione della vita sia quella che, in estrema sintesi, considera la vita stessa, la terra, l’universo, come un unico sistema di infiniti fattori interdipendenti. Questa visione sistemica fa capo a una grande pletora di grandi pensatori del XX e XXI secolo che annovera tra essi matematici, biologi, astrofisici e personaggi come lo scomparso Ilya Prigogine, premio Nobel per la chimica.
Il libro di cui parlo sono 600 pagine di compendio a quello che è tutto questo sistema di pensiero. Fritjof Capra (che è un fisico delle alte energie) aveva già spiegato alla fine degli anni 70, nel suo famoso “Il Tao della fisica”, come tale filosofia sia in convergenza con antiche filosofie di tutti i popoli, come i Veda Indù e Buddisti o il Popol Vuh de Maya, solo per citare alcuni esempi.
Questi stessi scienziati sostengono come numerosi fattori, politici, filosofici, economici, psicologici, matematici, sociologici, devono essere rivisti affinché l’umanità possa sopravvivere con inoltre una buona qualità della vita in futuro, debbano essere profondamente rivisti. Per fortuna, nello sfacelo generale, ci sono anche grandi istituzioni che lo stanno facendo con diversi programmi.
Ebbene, all’interno di tali programmi le persone e le istituzioni evolute vedono negli indigeni una grandissima risorsa per la salvaguardia ecologica, per la rinascita culturale e umana, per il recupero del contatto con la Terra. Sono addirittura considerati strategici. Berta Càceres era una di queste persone di grande responsabilità e volontà che si batteva per salvare il pianeta e non solo la sua terra e il suo popolo.
Ricercatori, scrittori, giornalisti, scienziati, ma anche qualsiasi persona di buona volontà e responsabilità e media come per esempio questo stesso quotidiano sono tutti chiamati a combattere l’ignoranza e il cinismo e ad aumentare la consapevolezza del fatto che, piaccia o meno, siamo tutti interdipendenti e tutti responsabili per ciò che sta accadendo.
Solo così i topi di fogna che non hanno altro rifugio che la violenza non l’avranno vinta.