Il dispositivo nucleare nordcoreano è pronto per essere usato in qualunque momento. In risposta alle nuove sanzioni decise all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il leader nordcoreano Kim Jong-un lancia l’ennesimo messaggio di sfida, dando notizia di aver ordinato la preparazione dell’armamento nucleare, come minaccia da anni. Come riferisce l’agenzia ufficiale nordcoreana Kcna, il 3 marzo durante un’esercitazione militare nella costa orientale di Wonsan – durante la quale sarebbero stati lanciati in mare sei razzi o missili a corto raggio – Kim ha sottolineato “la necessità di dispiegare la capacità nucleare per la difesa nazionale e tenerla sempre pronta perché possa essere usata in qualsiasi momento, anche in funzione preventiva”. Appena poche  settimane fa il leader aveva dato l’ordine di sparare una serie di missili a corto raggio nel mar del Giappone, trasformato in una sorta di poligono di tiro.

Washington risponde alla minaccia facendo sapere che gli sviluppi della vicenda sono oggetto dell’attenzione del Pentagono, e ribadisce il suo monito a Pyongyang: “Sollecitiamo la Corea del Nord ad astenersi da azioni provocatorie che aggravano le tensioni, concentrandosi invece sui suoi obblighi e impegni internazionali”, ha detto il portavoce del Pentagono il comandante Bill Urban. Il livello di attenzione era già alto a poche ore dalla svolta di New York, frutto dell’accordo tra Cina e Usa, quando Pyongyang ha dato il via al test balistico dalla costa orientale di Wonsan: i vettori, la cui tipologia non è chiara, hanno avuto una gittata di 100-150 chilometri prima di finire in mare, secondo lo Stato maggiore congiunto sudcoreano. Una risposta “simbolica”, quella del Nord, quasi dovuta dopo che i media ufficiali avevano messo in guardia con enfasi che altre sanzioni sarebbero state “una grave provocazione” a riprova “della estrema” ostilità di Washington contro il Paese.

La Cina ha invitato tutti i Paesi a implementare “in pieno e seriamente” le sanzioni decise dall’Onu. “Non dovrebbero colpire la vita quotidiana delle persone”, ha affermato Hong Lei, portavoce del ministero degli Esteri cinese, esprimendo l’auspicio di ripresa del negoziato sul nucleare di Pyongyang in stallo dal 2008 e che coinvolge le due Coree, Usa, Cina, Giappone e Russia. Una reazione del regime, di maggiore impatto, è verosimile possa maturare per le norme votate dal parlamento di Seul, quasi in contemporanea con il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, sugli sforzi per migliorare la situazione dei diritti umani al Nord. E, soprattutto, per le esercitazioni congiunte tra Seul e Washington, iniziate negli anni ’90 con lo scopo di scoraggiare possibili “mosse avventate” di Pyongyang, che si tengono ogni anno e che sono denominate “Key Resolve” e “Foal Eagle”: per il 2016 avranno inizio il 7 marzo (e finiranno il 30 aprile), quasi in contemporanea con il settimo congresso del Partito dei Lavoratori nordcoreano, il primo in oltre 30 anni. In risposta alle ultime intemperanze del Nord, l’alleanza Usa-Corea del Sud ha deciso di organizzare le manovre più grandi mai fatte, con lo schieramento di 15.000 soldati americani oltre a quattro F-22 Raptor (i superjet invisibili), a un sottomarino e a una portaerei entrambi a propulsione nucleare, più un vasto e corposo dispiegamento di mezzi e tecnologia militare.

Cina e Russia hanno manifestato forte disappunto sul loro schieramento in Corea del Sud a causa “di timori ai rispettivi interessi strategici”. Seul, da parte sua, ha ribattuto che l’obiettivo è solo la Corea del Nord.

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