L’azienda di prodotti femminili Always (in Italia rappresentata da Lines) ha lanciato la campagna #LikeAGirl, partita dall’utilizzo delle emoticon, le faccette con le quali quasi tutti ormai comunicano i loro stati d’animo via messaggio. E’ stato calcolato che le ragazze mandano ogni giorno più di un miliardo di emoticon, tuttavia le faccette che ritraggono l’universo femminile raccontano ancora una realtà stereotipata. Nei disegni raffiguranti gli ambiti lavorativi o dello sport ci sono solo ragazzi, mentre le ragazze – tutte rigorosamente vestite di rosa – sono ritratte nella cura del corpo, dei capelli o vestite da sposa.
Si può parlare di sessismo da emoticon? O della comunicazione in senso lato?
Per età anagrafica sono lontana dal mondo delle emoticon, raramente le uso e quando lo faccio non vado oltre la faccetta che ride. Quando ero adolescente io, il metro di ‘ingiustizia di genere‘ veniva misurato su cose più spicce ad uso e consumo immediato, differenze che resistono anche tra molti genitori moderni. I fratelli delle mie amiche o i miei amici avevano privilegi a cui noi ragazze non avevamo accesso. Veniva concessa loro più libertà di movimento e quando uscivano potevano rientrare più tardi, anche se avevano la mia stessa età. Tutti i miei amici hanno avuto il motorino, io e mia sorella mai. Certe attitudini, aspettative sociali sono dure a morire, anche tra le donne; poco più di un’ora fa ho sentito mia madre chiedere a mia sorella (via tutto il giorno col figlio piccolo) se avrebbe preparato la cena a suo marito una volta a casa.
La buona notizia è che nonostante gli inciampi, i boicottaggi, le selvagge resistenze del mondo civile e politico, il cambiamento è inarrestabile. Ne sanno qualcosa le donne dell’Arabia Saudita – ultimo paese al mondo a concedere il voto alle donne, solo pochi mesi fa. Nel paese arabo le divisioni di genere non sono solo stereotipi, sono la legge. Le donne devono avere un tutore legale, maschio naturalmente, che curi per loro alcuni aspetti della vita civile come il rilascio del passaporto, la possibilità di assunzione o il semplice muoversi in città. Le donne saudite non possono guidare ma è in atto da alcuni anni un movimento per l’abolizione di questa limitazione assurda e crudele. Inoltre, da una decina d’anni – quando il re decise di aprire gli atenei alle donne – il numero di professioniste impiegate nel mondo del lavoro è aumentato significativamente.
Nel modernissimo occidente le donne guidano, lavorano, fanno sesso con chi gli pare, divorziano, fanno figli dietro compenso, eppure restano il soggetto prediletto di una certa visione retrograda da caccia alle streghe.
Certe mentalità ostinate si possono cambiare solo tramite buone leggi e una buona educazione.
Ma il cambiamento più difficile, che scardina tutte le convinzioni, deve avvenire dentro di noi.
Emoticon o meno.