Non v’è dubbio che la recente “paternità” di Nichi Vendola e del suo compagno Ed Testa (da cui dopo la presa di posizione di Giorgio Cremaschi neanch’io posso sfuggire) non aiuta di certo a chiarire il quadro – già complicato – di una norma concepita, scritta e approvata (per fortuna, per il momento, nel solo ramo del Parlamento in via di estinzione) in spregio a qualsiasi regola del diritto che, come spesso mi ricorda la mia avvocata di “famiglia”, vorrebbe le Leggi: generali, precettive ed astratte.
La loro “storia”, cioè, si unisce alle altre utilizzate a piene mani dai gossippari televisivi (comunicatori o soubrettine sospese dall’Ordine per me pari sono) tifosi più che partigiani, con cui si è tentato di costruire, in un Paese disorientato, uno straccio di pubblica opinione creando però, come di consueto una cortina di fumo e facendo, ad arte confusione.
Una confusione mirata a distogliere le attenzioni e ad impedire un sereno confronto sulla rivendicazione (sacrosanta) del diritto alle proprie scelte in cui, purtroppo, sono stati catapultati e mischiati i diritti di chi non non ha che lo Stato a difesa dei propri. Si è voluto cioè, mascherare da diritto il “bisogno” (la voglia) di maternità/paternità “a tutti i costi” confondendolo con il diritto di un bambino a cui si nega, invece, il suo sacrosanto diritto alle radici.
Mescolare il diritto alla pensione di reversibilità (proprio nel momento in cui il governo vorrebbe toglierla anche alle coppie etero) con l’adozione di un bambino, sembrerebbe il gioco pazzo di chi “tesse di giorno e sfila di notte”. E allora, per giustificare, la giostra la si chiama aulicamente “battaglia per i diritti civili” e in suo nome si alzano le barricate per accendere la zuffa in cui: qualcuno presenta due mammi intenti a dimostrare che “etero è vecchio” e “gayo e meglio” mentre, dall’altra parte, qualcuno tira in ballo un “diritto naturale” (homo, homini lupus) a cui si è tentato di dare soluzione proprio con la nascita dello Stato moderno e del Diritto.
Confusione aggiunta a confusione! Confusione che, partendo dal caso concreto per generare empatia, genera in realtà più grande confusione per evitare di far comprendere, in primo luogo, che siamo in mano ad una classe dirigente in Parlamento che definire incapace, incompetente, ignorante, bugiarda, ambigua e beota è fargli un complimento. Una classe dirigente che utilizza i diritti civili, per dirla con Marco Rizzo, come “strumento di distrazione di massa” giocando con le persone, i loro sentimenti e aspirazioni ma, cosa ancor più grave, con lo Stato di diritto.
Non ci voleva un genio, infatti, a capire che il diritto al riconoscimento della legittima “Unione” di due persone dello stesso sesso (che si amino o meno, non dovrebbe essere un problema del legislatore e della norma: generale, precettiva ed astratta) c’entrava nulla con la questione dell’adozione del figlio del convivente. Né c’era bisogno d’un genio per capire che alla regolazione “contrattuale” delle Unioni “omosessuali” nessuno si sarebbe opposto. Neanche la nuova chiesa di Francesco che si chiede: “Chi sono io per giudicare?”.
Parlo, non a caso di Unioni (scusate ma non uso il termine “civili” soltanto perché non considero le altre “incivili”) tra persone dello stesso sesso perché la normativa, per quelle etero sessuali c’è già ed è il matrimonio utilizzabile, da Costituzione, da tutte le coppie “etero” per le quali, in caso di “terrore da impegno e responsabilità” resta, comunque, aperta la contrattazione personale.
E, ancora, non ci voleva un genio per capire che, inserire in un testo già confuso anche norme sulle adozioni e la filiazione, avrebbe aperto un conflitto di religioni e di ideologie di impossibile composizione. Peraltro, scritto come è stato fatto dall’estensora della Legge, non poteva non generare il dubbio (palesato, poi, dalla scelta di Nichi e Ed) di far rientrare dalla finestra una norma – tenuta fuori dalla porta – su cui, come dimostra la presa di posizione di Cremaschi (e non solo, vedi Gramsci, in primis) non solo la destra è contraria.
Esiste, senza dubbio, il diritto dei bambini “già” nati in maniera anomala, ma la questione andrebbe trattata con cautela e con le necessarie norme “precettive” (che ne evitino, almeno qui da noi il proliferare) ma ciò che non può essere consentito è che dietro al “diritto” dei bambini si possano celare pruderie e presunti “bisogni” di adulti incontinenti (omo o etero che siano).
Non tutto ciò che si può si deve fare! Ma non saremo certo noi a dichiarare la morte della scienza solo perché denunciamo che essa “fallisce solo quando diventa ciarlataneria. Gli uomini si servono – scriveva Gramsci nel 1918 – dei ritrovati per straziare e uccidere invece che per difendersi dal male e dalle cieche forze naturali. (…) Il ritrovato scientifico segue la sorte comune di tutti i prodotti umani in regime capitalistico, diventa merce”.
Mi fa paura uno Stato che entra in camera da letto ma ho ancora più paura di uno Stato incapace di fare leggi (condivise e di senso) e di farle rispettare. Per quel che riguarda Nichi e il suo compagno Ed, mentre mi unisco ai molti che gli hanno espresso solidarietà per gli attacchi degli imbecilli, mi rammarico che non abbiano usato la loro intelligenza e le loro energie per battersi, insieme ai tanti che già stanno dalla parte dei minori, per una nuova legge sulle adozioni che, partendo da quella sull’affido, riconosca il diritto dei bambini ad essere amati e ad avere una famiglia fosse anche costituita da tre genitori. Strappare dalle mani dei mestatori e dei ciarlatani la discussione sulle adozioni sarebbe un primo passo per una discussione serena. Togliere i bambini dalle camerate degli istituti e delle case famiglia sarebbe un buon modo per garantire il diritto di questi minorenni ad essere sereni.