Agli atti dell'inchiesta della Procura di Napoli i retroscena del condizionamento criminale in terra di mafia. Il nome di un candidato in tasca a un morto ammazzato. Cinquanta euro per votare un nome: "A famiglia, non a testa". L'aspirante sindaco che "manda a picchiare" un avversario. Il boss che convoca il politico: "Hai capito chi sono". E lui si sfoga con il Mattino: "Dove sono i mammasantissima del Pd?". Orlando: "Sciogliere il Comune"
La politica muore nelle intercettazioni di Casavatore. In casa Pd, ma anche tra i ‘rivali’ Udc delle amministrative 2015. Voti comprati coi pacchi di pasta e le bottiglie di vino. Voti pretesi perché “ho trovato un lavoro al ragazzo in una pasticceria”. Voti oggetto di compravendita: “Ma davvero vuoi 50 euro per andare al seggio?”. E le minacce della camorra, divisa in due: un sorvegliato speciale, Massimo Minichini, factotum al comitato elettorale del candidato sindaco Pd Salvatore Silvestri, e pezzi di clan Ferone invece con l’Udc Lorenza Oferice, l’attuale primo cittadino. La scissione elettorale del clan dei Scissionisti. Intercettazioni crude, agli atti della Dda di Napoli, pm Maurizio De Marco e Vincenza Marra, procuratore aggiunto Filippo Beatrice. Mentre il Pd commissaria il partito locale, il ministro della Giustizia Andrea Orlando afferma che la vicenda “chiama in causa direttamente l’esigenza di uno scioglimento del Comune”.
I candidati di Silvestri si lamentano: il clan Ferone è arrivato al punto di “sequestrare persone” pur di sponsorizzare la Orefice e intimidire l’elettorato. E’ il quadro in cui si inserisce la telefonata del boss Salvatore Ferone il giorno prima del ballottaggio a un candidato di punta del centrosinistra, il consigliere uscente Mauro Ramaglia, lista civica “Rossi per il cambiamento”, alleata al Pd: “Mauro, hai capito chi sono? Sono quello che non può venire fuori alla scuola”. Ferone è il capo di una fazione di camorra sottogruppo degli Amato-Pagano. Secondo i carabinieri, il boss sta facendo ‘campagna’ per il suocero Giuseppe Pranzile, candidato nelle liste di Orefice. La telefonata serve a impaurire l’avversario e secondo gli inquirenti avrà l’effetto di spostare un pacchetto di consensi dall’altra parte. Quelli decisivi per la rimonta della Orefice, indietro al primo turno di sei punti, ma poi vincitrice su Silvestri al ballottaggio con il 56% dei consensi.
L’omicidio e il nome del candidato in tasca alla vittima
L’inchiesta sul voto inquinato a Casavatore nasce il 27 aprile 2015. E’ il giorno di un duplice omicidio di camorra nel bar Vittoria. I killer freddano Ciro Cortese e Aldo Pezone. Due esponenti del clan ‘Vanella Grassi’, i ‘girati’. Nel giubbotto di Cortese viene trovato un bigliettino con una scritta “Ramaglia”, accanto la cifra 2.000 e una sequenza numerica 5.5. Secondo gli investigatori Ramaglia è il candidato alle amministrative, 2.000 potrebbero essere ‘euro’ e 5.5 è una data, il cinque maggio. “Ramaglia intrattiene frequenti contatti con gli ambienti degli Amato-Pagano e dei Vanella Grassi” si legge nell’informativa dei carabinieri.
Buoni pasto, pacchi di generi alimentari e soldi in cambio di voti
29 maggio 2015, Ramaglia è al telefono con la signora Barbara. Mancano due giorni al voto del primo turno.
BARBARA : uha! Mauro impegnati un poco… ha! per piacere, vicino a me impegnati un poco… un’altra cosa ti volevo dire… ma… ma i ticket escono questa sera?
MAURO : si, si, si…
BARBARA : domani glieli andiamo a portare iha! va buo’?…
MAURO : si, ehe! (tratto incomprensibile)
BARBARA : ma che sono i ticket Mauro?…
MAURO : vieni ne parliamo da vicino… no al telefono! capito?…
Nello stesso giorno, Ramaglia poi acquista pacchi di generi alimentari e vino. Secondo gli inquirenti sono da girare ai suoi elettori. Telefonata a Rosario, il titolare di una salumeria
MAURO : vuoi fare per favore subito 3! (tre) (ndr. tre confezioni di alimenti)
ROSARIO : si… ma te li vieni a pigliare tu?
MAURO : no, no, no… uno lo dobbiamo… oho! sono a fianco a te, di fronte a te. Uno per esempio gia sai… o’ guaglione… già sa a lui no? e altre 2 (due)… viene dietro a me perchè andiamo dentro, dietro alla “venella”.
Il giorno dopo Ramaglia è di nuovo al telefono con Barbara. Discussione accesa. Una famiglia avrebbe chiesto 50 euro a testa per votare il consigliere, i patti invece erano 50 euro “per tutte e tre voi…”.
BARBARA: e, piglia e mi ha chiamato la signora ha detto vicino a me Barbara scusami un attimo ma ma qua sono 50 sono solo per me, ho detto no signò, sono per tutte e tre voi i 50 euro…
RAMAGLIA: brava
BARBARA: ho detto quali solo per te. ha risposto Gino quello storto, Gesù perdonami che non si dice comunque ha detto passamela un attimo e me lo ha passato al telefono. a detto, ma io non ho capito quello Mauro disse 50 € a persona, ho detto guagliooo ho detto ma che ti credi, mi sono fatta una litigata ho detto ma che ti credi che quello fosse il sindaco
RAMAGLIA: non urlare non urlare, brava
BARBARA: ma che ti credi ho detto che quello il sindaco ho detto io quello e’ un consigliere, ho detto ma hai capito che se va male ci ha rimesso un sacco di soldi ma tu che stai dicendo con questa bocca, ho detto 50 € ho detto guaglio, ma perché non ti metti a fare la vita (a prostituirti n.d.t.)
RAMAGLIA: glielo hai detto non diamo niente?
BARBARA: mi è salito il sangue in testa ho detto qua non abbiamo un euro ho detto io, vuoi 50 €. allora io non lo voto, lei. mi senti…
Le intimidazioni. “Minichini le ha prese…”
Botte da orbi in prossimità delle elezioni. Due giorni prima del ballottaggio Minichini ha una lezione in strada da tre personaggi vicini alla Orefice. E’ un ‘messaggio’ alla cittadinanza. Ne parlano al telefono Paolo Spinuso e Michele Ferone. Spinuso, secondo i pm, è uno di quelli che avrebbe predisposto l’agguato. Ferone commenta: “E’ diventata camorrista sta donna”?
FERONE Michele: (…) quella che fa le pulizie, dice che Lorenza Orefice mandò a picchiare una famiglia, dice che è successo una guerra, sono corsi anche i Carabinieri
SPINUSO Paolo: Minichini le ha prese
FERONE Michele: èè??
SPINUSO Paolo: Minichini
FERONE Michele: Minichini le ha prese?
SPINUSO Paolo: si, “incompreso”
FERONE Michele: Minichini le ha prese?
SPINUSO Paolo: si
FERONE Michele: eh, l’ha mandato a picchiare Lorenza OREFICE? è diventata Camorrista sta donna?
Il 14 giugno 2015, il giorno prima del ballottaggio, gli uomini della Orefice stanno facendo piazza pulita degli avversari. Tra minacce e intimidazioni, scrivono gli inquirenti, i 21 rappresentanti di lista di Silvestri si sono dileguati. Non ce n’è nemmeno uno a controllare le operazioni di allestimento dei seggi. Questo il clima che accompagna la telefonata del boss Salvatore Ferone “Alias ‘o Mc Kay’ a Ramaglia. Sono le 18.46, la conversazione dura poco più di un minuto. Ramaglia sembra impaurito, il boss ha un tono allusivo, non svela l’identità, gli chiede un appuntamento. Lo vuole vedere a un bar nel quartier generale del clan, non può recarsi nei pressi del seggio: è pattugliato dai carabinieri, “non posso venire lì”. Poi si incontreranno in Villa Comunale.
RAMAGLIA:pronto
FERONE SALVATORE: ue mauro
RAMAGLIA: chi è?
FERONE SALVATORE: dove stai?
RAMAGLIA: ma chi è
FERONE SALVATORE: e chi è….
RAMAGLIA: non non ah?
FERONE SALVATORE: vuoi venire un attimo dove sta il bar Napoli?
RAMAGLIA: ma chi è?
FERONE SALVATORE: e non lo sai chi è?
RAMAGLIA: e no non….
FERONE SALVATORE: ue fratello…
RAMAGLIA: sto fuori la scuola
FERONE SALVATORE: e non posso venire fuori la scuola vieni tu fuori il bar Napoli
RAMAGLIA: vieni qua dai…
FERONE SALVATORE: e non posso venire lo sai bene che non posso venire
RAMAGLIA: e non ho capito però chi sei
FERONE SALVATORE:e se non posso venire capisci chi sono…
Il boss sta tessendo la tela per spostare voti verso la Orefice, nella cui coalizione è candidato il suocero di Ferone, Giuseppe Pranzile. I sostenitori di Silvestri hanno capito che se i pezzi grossi del clan si sono schierati con la signora dell’Udc, che non c’è più niente da fare: “Si è perso, sono arrivati al punto di sequestrare le persone”. Telefonata del 14 giugno tra Ramaglia e un tale Gianfranco.
Gianfranco: Si è perso.
Mauro: Hanno fatto abuso…sempre le solite cose.
Gianfranco: E va bene però mi pare che già si è partito qualcosa.
Mauro: Eh… ma hanno esagerato proprio, Gianfranco.
Gianfranco: Eh.
Mauro: Sono andati nell’esagerazione… Hanno sequestrato le persone… cose… pero’. Sanno tutti quanti… Tutti quanti sanno e tutti fanno vedere che non sanno niente, hai capito come è…
Il candidato Ramaglia: “I mammasantissima del Pd non mi rispondono più”
Mauro Ramaglia è un pr delle discoteche nel napoletano. Intervistato da Leandro Del Gaudio su ‘Il Mattino’, ha lanciato messaggi trasversali “ai mammasantissima del Pd che oggi non rispondono alle mie telefonate”. Chi sono? Fa i nomi del senatore locale, Pasquale Sollo (non indagato), del candidato sindaco Silvestri, di Ciro Rossi, capo della lista civica di centrosinistra in cui si è candidato. “Minichini in lista (il fratello del sorvegliato speciale, ndr)? Non è colpa mia, le liste non le ho fatte io. Faccio il pr, se offro una bottiglia di vino non è certo per interesse politico. Il bigliettino col mio nome nel giubbotto del boss? Non c’è il mio nome, non sono io, è un Ramaglia qualunque. Se conoscevo l’uomo ucciso? Sì, come tanti altri: faccio il pr, conosco tanta gente, avvocati come presunti camorristi. Sono figlio di un muratore, lavoro e non ho bisogno di fare affari con la camorra, questa storia mi sta solo danneggiando”. E sulla telefonata di Ferone: “Io sono eventualmente parte offesa. Se ho notato qualcosa di strano fuori ai seggi? Sì, ma mi limito a questo. Non ho avuto paura, ma ho notato qualcosa di strano”.