L'area di competenza riguarda una popolazione di tre milioni di persone in una zona ad altissimo rischio vulcanico. Dieci giorni fa la lettera dei ricercatori che chiedevano di riportare tranquillità. Poi la decisione che esonera Giuseppe De Natale - pronto a ricorrere al Tar. Solo 4 mesi fa lo stesso De Natale aveva minimizzato i conflitti interni: "Vivace dialettica scientifica"
L’Osservatorio vesuviano dell’Istituto di vulcanologia (Ingv) dovrebbe funzionare come un orologio svizzero, considerando che quella intorno a Napoli è l’area a più alto rischio vulcanico del mondo, da tenere quindi sotto osservazione speciale con efficienza massima. E invece più che monitoraggi inappuntabili e valutazioni scientifiche approfondite, il centro produce polemiche e scontri a getto continuo. Al punto che alcuni giorni fa, dopo che tutti i ricercatori avevano sottoscritto una lettera in cui invocavano un intervento che riportasse un minimo di tranquillità e funzionalità, la sezione napoletana è stata commissariata con una decisione che non ha precedenti. Il direttore, Giuseppe De Natale, è stato invitato a lasciare l’incarico e al suo posto è stato messo Marcello Martini. Il cambio della guardia, però, non è bastato a riportare la calma.
Prima di tutto perché il vecchio direttore punta i piedi, non vuole andarsene e si sta appellando al Tribunale amministrativo (Tar) per riottenere il posto. E poi perché il commissariamento sta facendo decollare un’altra polemica ancora più aspra, che da Napoli si sposta a Roma coinvolgendo il presidente nazionale dell’Ingv, Stefano Gresta. In un momento in cui oltretutto l’Ingv è strattonato da tutte le parti perché i suoi ricercatori devono esprimere i pareri scientifici sulle trivellazioni in mare e a terra. Devono cioè intervenire nella stessa delicatissima partita che gli italiani dovranno valutare con un referendum a metà del mese prossimo.
Sono almeno un paio d’anni che l’Osservatorio vesuviano non ha pace. Sotto il suo controllo rientra un’area vasta di una quindicina di chilometri di diametro a nord ovest di Napoli, i Campi Flegrei con più di 20 crateri tra i comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto Flegreo. Più alcuni quartieri di Napoli: Bagnoli, Fuorigrotta, Pianura, Posillipo, Soccavo e inoltre le località di Agnano e Pisani. In totale più di 3 milioni di abitanti. Prendendo il coraggio a quattro mani e rischiando molto in prima persona, uno dei ricercatori dell’Osservatorio, Giuseppe Mastrolorenzo, intervistato da Rai3 il 4 dicembre 2013, fece una serie di accuse pesantissime. Denunciò il ricercatore: “A fronte delle nostre ricerche che hanno dimostrato la pericolosità dell’area e delle numerose sollecitazioni che ho fatto anche personalmente alle autorità di Protezione civile, alle commissioni competenti, alla Commissione grandi rischi, non è ancora disponibile alcun piano di emergenza per i Campi Flegrei, mentre per il Vesuvio è disponibile un piano di emergenza che comunque abbiamo dimostrato che è assolutamente inefficace e può essere addirittura un’ulteriore causa di rischio. Nei Campi Flegrei se la crisi iniziasse in questo momento, e una crisi può iniziare in qualsiasi momento, non si è assolutamente pronti a un’azione che possa porre in salvo la popolazione”.
Chiamato in causa indirettamente, Franco Gabrielli, allora responsabile della Protezione civile e oggi prefetto di Roma, inviò a tamburo battente una lettera preoccupata al presidente dell’Ingv Gresta. In quella missiva Gabrielli insisteva sulla differenza tra le valutazioni espresse ufficialmente dall’Ingv e la allarmante denuncia del ricercatore in tv. Per “fugare ogni possibile dubbio residuo su tematiche di questa delicatezza e rilevanza”, l’allora capo della Protezione civile invitava l’Ingv a ribadire ufficialmente le sue posizioni anche “disconoscendo pubblicamente le dichiarazioni personali del ricercatore”. In seguito a questo intervento Mastrolorenzo fu punito e gli decurtarono lo stipendio.
Nel frattempo un piano di emergenza per i Campi Flegrei è stato in realtà approntato, ma Mastrolorenzo a luglio dell’anno passato ribadì le sue accuse sull’Osservatorio vesuviano in una nota inviata al ministro della Ricerca scientifica, Stefania Giannini. La quale chiese ancora una volta al presidente Gresta di chiarire che cosa stesse succedendo davvero in quel centro napoletano. Gresta rispose alla fine di ottobre con una lettera in cui banalizzava tutta la faccenda presentandola come la semplice espressione “di una vivace dialettica scientifica in atto da tempo presso l’Osservatorio vesuviano”. Senonché appena 4 mesi dopo l’Osservatorio è stato commissariato e l’atto di commissariamento firmato dallo stesso Gresta illustra una realtà completamente diversa da quella tranquillizzante presentata da lui stesso in precedenza alla ministra. Nella delibera di commissariamento il presidente nazionale Ingv ammette che si sono verificate “gravissime criticità nella direzione della sezione” napoletana e che “la situazione è estremamente grave”.
Il repentino cambio di valutazione di Gresta non è passato inosservato al ministero della Ricerca tanto che il direttore generale Vincenzo Di Felice ha invitato ancora una volta lo stesso Gresta “a fornire chiarimenti”. A spiegare cioè come sia stato possibile che appena 4 mesi fa abbia descritto l’Osservatorio come un centro in cui tutto funzionava e in cui al massimo c’era qualche “vivace dibattito”. E oggi sostenga il contrario, lasciando intendere che i napoletani non possono stare tranquilli perché le aspre denunce del ricercatore Mastrolorenzo sono magari precise e fondate e punirlo fu un’ingiustizia.