Caro Nichi, ti faccio i miei auguri più sinceri. Credo che tu, come me e tanti altri, sia stato a guardare con stupore tutto il chiacchiericcio che ha tormentato il Paese nell’ultimo mese. Credo abbia anche ben chiara una cosa fondamentale che ebbe a dire Umberto Eco in uno dei suoi saggi interventi: la cosa più importante nella vita? Avere un figlio o scrivere un libro.
Premesso ciò, è chiaro che ad un rivoluzionario, quale tu sei stato, non si può chiedere di bloccarsi chiedendogli di appendere al chiodo l’anima rivoluzionaria scambiandola con un costume “riformista o rappezzato di real politik”. I rivoluzionari esistono, sono esistiti ed esisteranno, perché nel nostro dna siamo esploratori, e cerchiamo irrequieti in avanti, desiderando il meglio per noi e per i nostri cari. E per questo alla fine ci rendiamo conto che se il meglio non è per tutti, anche quello nostro e dei nostri cari viene meno. Non esistono isole dentro isole, la felicità civica o è pandemica o non è. Hai cercato di rendere la tua visione di rivoluzione “gentile” di “velluto”, e ci sei riuscito da politico, mantenendo ancora ricca di senso la sinistra. I rivoluzionari all’inizio, non sono molto digeriti nelle Comunità, specialmente quelli che poi governano e spiegano come “Cardenal” che fanno la rivoluzione per poter “coltivare le rose”.
E allora credo di capire cosa ti balena in testa. La rivoluzione delle unioni civili era a portata di mano, quasi quanto una riforma, quella di avere un figlio era da conquistare con lacrime e sangue, come ogni buon rivoluzionario può immaginare. Ed allora arriva Tobia, per i quali noi pugliesi non possiamo che farti i migliori auguri. Possiamo anche azzardarci ad immaginare che Don Tonino lo avrebbe battezzato, con una carezza, se ci fosse ancora. Ma questo forse è troppo pensarlo anche per i nostri cattivi pensieri rivoluzionari.
Ora, la rivoluzione vive ogni giorno dentro le donne e gli uomini di questo pianeta, che sanno benissimo che non saranno i ragionieri a garantire il futuro salvando la terra. Che qualcuno pensi di aver stoppato una rivoluzione antropologica contro natura, è normale. Ci dovrà spiegare come sarà possibile stoppare quella involuzione antropologica contro natura che ha innescato un timer autodistruttivo al Paese attraverso la normale politica economico sociale, che ogni giorno ci si propina a suon di cementificazioni, trivellazioni, sprechi, corruzioni, furberie e mafiosità.
Tobia sarà fortunato se circondato da amore e questo è quello che è importante. I figli di Leila oggi al confine della Macedonia appartengono ad una unione civile prodotta dalla guerra. Di loro se ne occuperà lei da sola o forse con sua sorella. Gli uomini sono morti nei quartieri siriani saltati a caso su una mina o bruciati dal fosforo che noi dall’occidente forniamo loro. Tante unioni civili strambe si accalcano davanti ai muri di filo spinato mentre i lacrimogeni gli sibilano accanto alla testa. Sparano lacrimogeni al futuro. Hanno fame sotto le tende dei confini mentre aspettano giorni e giorni. Sono le unioni civili, le coppie di fatto, le unioni occasionali frutto di agglomerati familiari mutilati da guerra, fame e disperazione.
Ecco, vedi per parlarne, per accendere i riflettori su questo sommovimento umano che persiste da mesi, dobbiamo forse chiamarle unioni civili. Così saranno indicizzate meglio su Google e forse qualcuno noterà quello che sta accadendo. Chissà se se ne potrà parlare per mesi, trovando magari una “soluzione umana”. Chissà perché, ma sono sicuro che starai pensando di recarti in quella zona di inferno chiamato confine. Voglio dire, ok! Ma c’è bisogno di sinistra e rivoluzionari in questo mondo, le copertine dei magazine possono aspettare. Portane invece qualcuna calda, di lana, in quelle tende… Leila e le altre son lì che aspettano con bambini che si ammalano e non hanno il tempo di pensare ai ruoli genitoriali antropologicamente corretti. Per loro il gioco è restare in vita.