Il ministero dei Beni culturali e del turismo è ai blocchi di partenza per costruire un nuovo piano nazionale sul turismo che, solo per le attività di supporto tecnico all’elaborazione, costerà 1,5 milioni di euro. Lo conferma il testo di una articolata convenzione, di cui ilfattoquotidiano.it è entrato in possesso, siglata il penultimo giorno lavorativo dell’anno scorso da Francesco Palumbo, che 30 giorni prima si era insediato a capo della direzione generale Turismo del Mibact. L’accordo, che prevede appunto un primo stanziamento di 1,5 milioni di euro, assegna a Invitalia il compito di supportare “l’elaborazione degli indirizzi strategici e di programmazione delle politiche per lo sviluppo del settore turistico” e del “piano nazionale sul turismo”.
Dopo “Turismo Italia 2020” – il piano strategico per lo sviluppo del turismo messo a punto nel 2013 dall’allora ministro del turismo Piero Gnudi, rimasto nei cassetti ministeriali – e il recente Piano per la digitalizzazione del turismo voluto dal ministro Dario Franceschini di cui si sono perse le tracce, il Mibact torna quindi a interrogarsi sulle strategie di promozione e valorizzazione della filiera turistica italiana. Con l’aiuto, come detto, di Invitalia, società per l’attrazione degli investimenti controllata dal ministero dell’Economia. E che, per la verità, non ha inanellato grandi successi nel campo del turismo. Due casi su tutti chiariscono il quadro: Italia Turismo e Italia Navigando, due partecipate di Invitalia.
Italia Turismo avrebbe dovuto realizzare “il più grande programma di turismo integrato” nel Sud Italia: una nota stampa del 2003 parlava di un “investimento complessivo di 770 milioni di euro, che consentiranno la creazione di 7.700 camere e 9 campi da golf, con un impatto occupazionale di 11.700 addetti e l’attivazione di flussi turistici per 2.370.000 unità all’anno”. Di tutto ciò, a 13 anni di distanza, c’è stata purtroppo solo una parzialissima attuazione. Italia Navigando, messa in liquidazione l’anno scorso, avrebbe invece dovuto operare per “creare una rete nazionale di porti turistici” in attuazione del Programma “Rete portuale turistica nazionale”, promosso, sempre nel 2003, per realizzare in tre piani triennali una rete portuale turistica interregionale capace di connettere circa 50 porti e complessivamente 25mila posti barca. L’ambizioso progetto, per il quale il Cipe stanziò un primo contributo di 50 milioni di euro, è naufragato. Con la recente svendita all’asta dei porti acquisiti negli anni dalla società di Invitalia.
Ma cosa farà di preciso Invitalia per contribuire all’elaborazione dei nuovi indirizzi strategici sul turismo da parte del Mibact? Nella convenzione si parla, ad esempio, di “studio ed analisi della normativa nazionale e comunitaria e delle politiche turistiche nazionali”, di “definizione di strategie volte al rilancio della competitività dell’Italia e della promozione del Made in Italy”, di ”analisi di scenario delle dinamiche del turismo internazionale e identificazione del posizionamento competitivo dell’Italia”, di “definizione degli indirizzi strategici dei progetti relativi alla promozione turistica degli itinerari culturali e di eccellenza paesaggistica”, di “attuazione di interventi in favore del settore turistico, sia su fondi nazionali sia in riferimento a programmi cofinanziati dall’Unione europea”.
Tutte attività, queste, formalmente in capo alla direzione generale del turismo al Mibact retta da Palumbo, in seno alla quale operano una trentina di addetti, in molti casi a elevata specializzazione. Da settimane negli uffici della direzione del turismo il clima è teso. “Da giorni – racconta uno storico funzionario del Mibact – si sono insediati nei nostri uffici alcuni incaricati di Invitalia, senza che a noi qualcuno, a partire dal nostro direttore generale, abbia comunicato il motivo di questa “occupazione” in progress… scoprire poi che, in forza di una convenzione di cui noi non sapevamo assolutamente nulla, il primo atto importante del nuovo direttore generale determinerà di fatto il nostro esautoramento dal lavoro per il quale siamo qui, fa riflettere”.
Sul tema è intervenuto il sindacato Confsal-Unsa, che sul suo sito web ha reso pubblica la lettera indirizzata proprio venerdì sera al Mibact. “Come riportato dalla convenzione anzidetta – si legge nella lettera del Confsal-Unsa – la Direzione Generale Turismo affida all’Agenzia Invitalia (…) un servizio di supporto operativo, in ambito tecnico-amministrativo e gestionale, per la qualificazione delle attività e degli atti previsti dalle funzioni e dai compiti in materia di turismo previsti dall’art 19 del Dpcm 29 agosto 2014, n. 171”. Il riferimento normativo è al decreto ministeriale che ha declinato le esatte funzioni della direzione generale del Turismo, creata appena 18 mesi fa. E che ora rischierebbe dunque il suo prematuro smantellamento. “Si evidenzia che il personale della Direzione Generale Turismo, benché siano trascorsi ben due anni da quando è stata istituita, a tutt’oggi non si vede appagato nei suoi diritti e nelle specificità professionali di appartenenza”, continua di conseguenza il sindacato. “L’introduzione di personale esterno, che di fatto si sovrappone alle professionalità già esistenti, comporta crescente malessere e vivi sensi di frustrazione e disparità tra il personale”. Il ministero, interpellato da ilfattoquotidiano.it, non ha avuto nulla da dichiarare.
Twitter @albcrepaldi