In un pezzo di qualche giorno fa dedicato alla finale di MasterChef 5, causa disattenzione, avevo erroneamente attribuito a Striscia la Notizia anche lo spoiler di quest’anno, citando il tg satirico di Antonio Ricci assieme a Dagospia (che ha effettivamente rivelato anzitempo il nome del vincitore). Errore, disattenzione, refuso: chiamatelo come volete, ma c’è stato e, quando me lo hanno fatto notare ho prontamente corretto, scusandomi.
Evidentemente all’Ufficio stampa di Striscia non è bastato e, commentando sul sito del Fatto Quotidiano, ha usato le seguenti parole (che cito testualmente): “Caro ciccino nasino, apprezziamo che tu riconosca di aver commesso uno sbaglio. In ogni caso, per quanto riguarda Virginia Raffaele continui a perseverare nel tuo errore. Dici che tutti sanno che non è andata bene, ma tutti chi? Virginia a Striscia la notizia ha fatto una galoppata trionfale che è arrivata, senza imitazioni e con la sua faccia, a 6.252.000 telespettatori e al 24,59% di share sul pubblico attivo, raggiungendo picchi di oltre 8.700.000 telespettatori. Comunque ci hai azzeccato. Per te il nostro sta diventando amore. Le bugiarde così sfrontate ci fanno impazzire”.
La chiusa del commento si commenta da sola. Il femminile usato per offendere, a sottintendere chissà cosa. Il pubblico si mischia con il privato e il professionale con il personale, provando a delegittimare l’interlocutore trasformando tutto in burletta. Cos’è quel femminile? Un’allusione a qualcosa? L’utilizzo vecchio come il mondo di uno stereotipo di becera omofobia?
Cara Striscia, da sempre paladina dei diritti di tutti, ti rendi conto che il tuo ufficio stampa usa frasi omofobe? Io ho commesso un errore in un pezzo. Me lo hanno fatto notare, ho corretto e mi sono scusato. E in cambio ho ricevuto battute omofobe da bar dello sport.