Dal 30 settembre del 2015, la Russia bombarda la Siria a sostegno del suo alleato, il presidente Bashar al-Assad. Fono ad ora, la campagna è stata incessante ed intensa. Tra il 10 ed il 16 febbraio, ad esempio, i caccia russi hanno fatto piu di 444 sortite colpendo più di 1.500 obiettivi.
Mosca insiste che questi attacchi sono finalizzati solo a fiaccare i combattenti dello Stato islamico e di altri “gruppi terroristi”, come al-Nusra. Ma le organizzazioni di monitoraggio, tra cui il Centro di Documentazione per le Violazioni e l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sostengono che sotto i bombardamenti russi sono morti migliaia di civili. Amnesty International ha addirittura affermato che ci troviamo di fronte a crimini di guerra. Amnesty ha anche citato i bombardamenti da aerei che tornano sui luoghi appena colpiti per uccidere o ferire soccorritori, paramedici e civili che cercano di evacuare i feriti ed i morti delle incursioni precedenti.
La domanda che tutti si pongono è se esiste una strategia per colpire la popolazione civile e costringerla ad abbandonare le proprie abitazioni, una strategia il cui scopo sarebbe aumentare il flusso dei migranti in Europa con il fine ultimo di indebolire la già labile coesione politica all’interno dell’Unione.
Secondo Frontex, l’organizzazione che monitora i confini dell’Unione, nel 2015 1,8 milioni di persone ne hanno attraversato più di uno per entrare nell’Ue, un numero che secondo molti è destinato a salire nei prossimi anni. Il direttore di Europol, Rob Wainwright, ha ammesso che “il 90% dei migranti che arrivano in Europa hanno il loro viaggio facilitato da una organizzazione criminale”. Da qui la decisione nella primavera del 2016 per creare il European Migrant Smuggling Centre (Emsc) per smantellare queste reti illegali.
Il problema dei migranti va ben oltre la loro presenza nei paesi dell’Unione ma è relazionato all’aumento della criminalità sia in Europa che nei paesi confinanti.
Gli europei sono già sopraffatti dal grande esodo dalla Seconda Guerra Mondiale, un aumento significativo, che i bombardamenti sulla popolazione civile potrebbe provocare, avrebbe ripercussioni negative sia a livello politico che a livello di ordine pubblico.
Al momento, il traffico dei migranti genera in Europa oltre 1 miliardo di euro all’anno, denaro che una nebulosa di bande criminali locali, attive all’interno dell’Unione europea, intasca. Alimenta anche al di fuori dei confini dell’Ue, un’altra nebulosa di altrettanto piccoli gruppi jihadisti e criminali che portano i migranti alle porte d’Europa. Anche loro intascano somme simili. Nel giro di qualche anno, la guerra civile in Siria ha trasformato il traffico dei migranti in un’industria internazionale multimiliardaria, che in termini di profitti ormai fa concorrenza al traffico di droga.
Ma le interdipendenze economiche non finiscono qui. Il traffico di migranti è anche vantaggioso per i grandi gruppi jihadisti, per esempio lo Stato Islamico, che controllano i valichi di frontiera sulle tratte usate dai migranti.
Nel 2015 tre erano le principali vie di ingresso: la via del Mediterraneo orientale che dalla Siria attraversa la Turchia e la Grecia o i Balcani. Questa è di gran lunga la rotta più trafficata verso l’Ue, nel 2015 circa 1,5 milioni di persone l’hanno percorsa. Il maggior numero di migranti che la utilizzano proviene dalla Siria ma è molto popolare tra chi proviene dall’Asia, ad esempio, i migranti che arrivano dall’Afghanistan e dal Bangladesh, e dall’Africa orientale, attraverso la penisola araba.
Lungo questa tratta molti trafficanti utilizzano i valichi di confine con la Turchia controllati dallo Stato Islamico. I trafficanti hanno stipulato accordi con l’Isis che li lascia attraversare il proprio territorio senza che questi debbano fermarsi. Una volta raggiunto il valico di confine pagano una tassa per ogni migrante. Nell’estate del 2015 l’imposta su questi carichi umani ha generato circa mezzo milione di dollari al giorno per lo Stato Islamico, più della tassazione sul petrolio di contrabbando.
L’alternativa è attraversare un territorio controllato dalle truppe di Assad, dai signori della guerra, dalle bande armate e pagare una tassa ad ognuno. Quindi, paradossalmente, fare affari con l’Isis è conveniente.
Anche in Libia succede la stessa cosa. Lo Stato islamico non è coinvolto nel traffico dei migranti, si limita a regolare questo tipo di attività – il numero dei migranti non deve superare i 120 per barcone, i barconi devono essere in buono stato ecc., – ed imporre una tassa su chi salpa dalle coste da esso controllato. Il costo della traversata e’ di circa 1.600 euro a persona, ogni 10.000 l’Isis intasca circa 20 milioni di euro.
Se è vero che la strategia di Mosca è quella di gonfiare le fila dei migranti per fiaccare l’Europa è anche vero che i diretti beneficiari sono i trafficanti e organizzazioni come l’Isis che controllano i valichi di confine o le coste mediterranee. Queste, almeno in Siria dovrebbero essere nemiche di Assad, ma forse il piano di lungo periodo è per una spartizione della Siria, dove una fetta verrà riservata per lo Stato islamico. Se così fosse allora Bruxelles dovrebbe aprire gli occhi e smettere di credere alle favole.