Il ministro delle Finanze ha rivendicato la scelta di aumentare il disavanzo del Paese dal 2,3 al 3% del pil, che quest'anno è previsto in crescita tra il 6,5 e il 7% contro il +6,9% del 2015. Il premier Li Keqiang ha ammesso che "i problemi e i rischi che si sono accumulati negli anni stanno diventando più evidenti"
L’aumento della spesa pubblica previsto dalla Cina è “necessario per sostenere l’economia” e “permettere le riforme”. Così il ministro delle Finanze Lou Jiwei. ha difeso la scelta di portare il deficit di bilancio della Repubblica popolare, quest’anno, dal 2,3 al 3% del prodotto interno lordo, come rivelato durante il Congresso nazionale del Popolo che si è tenuto nel fine settimana e ha approvato il nuovo piano quinquennale. “Il nuovo bilancio del Paese sosterrà l’economia e ci permetterà di realizzare una crescita medio-alta”, ha spiegato il ministro. Il governo ha previsto di aumentare la spesa per welfare e servizi pubblici, decisione obbligata visto che fino a 6 milioni di persone si ritroveranno senza lavoro dopo la chiusura delle aziende pubbliche più inefficienti, e di continuare sulla strada delle riforme strutturali.
Durante il Congresso il premier Li Keqiang ha ufficializzato il taglio alle stime di crescita del Pil 2016 portandole al 6,5-7%, contro il +6,9% dello scorso anno, che ha rappresentato il ritmo più lento degli ultimi 25 anni. E’ la prima volta che il partito fissa le sue previsioni all’interno di una “forchetta”. Del resto la debole domanda mondiale, le fluttuazioni delle materie prime e dei mercati finanziari e i rischi geopolitici considerano una maggiore prudenza. “La Cina dovrà fronteggiare maggiori e più difficili problemi e sfide nel suo sviluppo quest’anno, quindi dobbiamo essere pienamente preparati per combattere una battaglia difficile”, ha ammesso Li Keqiang. Le spinte ribassiste stanno aumentando, mentre sul fronte interno “i problemi e i rischi che si sono accumulati negli anni stanno diventando più evidenti”. Il premier ha poi stimato un deficit di 2.180 miliardi di yuan (330 miliardi di dollari circa), pari al 3% del pil, in deciso rialzo sul 2,3% del 2015 e ai livelli massimi mai segnati.
Li ha detto che per poter spingere al rialzo produttività e salari occorre affrontare il nodo della sovrapproduzione nell’acciaio, nel carbone e in altri settori che stanno incontrando pesanti difficoltà. Una decisa sforbiciata interesserà le imprese statali spesso accusate di inefficienza e perdite perenni (società “zombie”), che saranno oggetto di un riordino strutturale, tra fusioni e chiusure. L’obiettivo è trasformare l’economia allentando la dipendenza da export e investimenti a favore di consumi e servizi, saliti per la prima volta nel 2015 al 50,2% quanto a contributo al pil, e ridurre l’inquinamento.
Sono previsti investimenti per 500 miliardi di yuan, mentre le spese per strade e ferrovie saranno, rispettivamente di 1.650 e 800 miliardi di yuan. Li ha poi rilanciato due piani governativi: Internet Plus per l’uso di Internet e dell’e-commerce e “Made in China 2025” per il miglioramento della produzione manifatturiera.
Gli scenari economici deboli si riflettono sul budget della difesa: la spesa del 2016 sarà di 954,3 miliardi di yuan (146 miliardi di dollari), in aumento “solo” del 7,6% sul 2015: la percentuale più bassa degli ultimi sei anni, nonostante gli analisti puntassero su una “doppia cifra” vista la contesa con il Giappone in atto nel mar Cinese meridionale.