Nel silenzio dei sindaci delle società coinvolte, la vedova del fondatore della sgr tratta per cedere il controllo all'ex numero uno di Bulgari, Francesco Trapani. Ma le azioni per statuto non passano immediatamente a lei
La leggenda narra che da bambino si divertiva a fare il tiro al piattello con i diamanti. Oggi Francesco Trapani, già amministratore delegato di Bulgari per quasi trent’anni, punta a diventare il dominus assoluto di Clessidra, uno dei più prestigiosi fondi di private equity italiani con all’attivo oltre due miliardi di capitali raccolti e investiti, per tornare ad avere un ruolo di primo piano. Entrato nella società di gestione del risparmio nel 2014 come vicedirettore esecutivo, Trapani ha assunto la presidenza di Clessidra nel gennaio scorso, dopo la morte del fondatore Claudio Sposito, ex numero uno di Fininvest. E ora, con un pressing sempre più insistente nei confronti della vedova e degli altri partner, punta a rilevare il 70% di Orion srl, la società che controlla Clessidra sgr. Si tratta della quota che faceva direttamente capo a Sposito e sulla quale, appunto, Trapani vorrebbe mettere le mani. Nelle scorse settimane – a mezzo stampa – si dava già per fatto l’accordo.
Ma in realtà c’è un ostacolo e non è quello dovuto all’arrivo sulla scena di altri pretendenti: la quota di Claudio Sposito non è infatti nella disponibilità della vedova, che ha ereditato solo una piccola partecipazione insufficiente a modificare i pesi in campo. Lo statuto di Orion all’articolo 13 stabilisce infatti che, in caso di morte di un socio, il trasferimento della partecipazione è disciplinato dall’articolo 2284 del codice civile, che recita: “Salvo contraria disposizione del contratto sociale, in caso di morte di uno dei soci, gli altri devono liquidare la quota agli eredi, a meno che preferiscano sciogliere la società ovvero continuarla con gli eredi stessi e questi vi acconsentano”. In sostanza, gli eredi non diventano automaticamente soci e dunque non possono liberamente disporre delle quote del defunto. In prima battuta hanno diritto solo alla liquidazione della quota, ed eventualmente – solo se c’è accordo unanime tra tutti i soci – possono subentrare al defunto. Ammesso e non concesso che si arrivi a un’intesa in questo senso e gli eredi acquisiscano la qualità di soci, quindi, per vendere le loro quote debbono offrirle in prelazione agli altri azionisti (e Trapani non risulta tra questi).
Inoltre, a complicare la questione c’è il fatto che la moglie Manuela non è l’unica erede del fondatore (ci sono anche due figli) e che la morte di Sposito è avvenuta in assenza di un piano di successione preparato e definito. Anche per questo probabilmente Trapani ha avuto gioco facile a farsi nominare presidente. E mentre sta facendo pressing per entrare in possesso della quota di maggioranza, l’ex numero uno di Bulgari cerca di consolidare il suo vantaggio attraverso una cambiamento della governance di Clessidra che gli dà ampi poteri, nonostante l’azionista di controllo Orion risulti ancora guidato dal defunto Sposito con buona pace dei collegi sindacali delle due società coinvolte. La nuova governance di Clessidra, così come l’eventuale cambio della guardia negli assetti proprietari dovranno in ogni caso passare al vaglio dei sottoscrittori dei fondi gestiti da Clessidra, che sono il gotha della finanza italiana (gli habitué del fondo sono Mediobanca, Generali, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena oltre alle Poste Italiane e alle principali fondazioni bancarie) e grandi investitori istituzionali esteri.
E dovranno essere anche autorizzati dalle autorità di controllo – in primis la Banca d’Italia che dovrà valutare il profili della situazione una volta formalizzata, ma anche la Consob – cui spettano poteri regolamentari e di vigilanza sul settore e che finora non hanno battuto ciglio su quanto sta accadendo, né risulta abbiano sollevato questioni di opportunità sulla nomina di Trapani alla presidenza, nonostante l’ex amministratore delegato di Bulgari sposato con la principessa Lorenza del Liechtenstein, che di recente ha spostato la sua residenza a Londra, sia stato rinviato a giudizio assieme ad altri 12 manager per una maxi evasione fiscale attraverso la creazione di numerose società all’estero con il preciso obiettivo di frodare il fisco italiano.