Ottocentomila euro in totale per due progetti che, dati alla mano, stanno dando risultati tutt’altro che entusiasmanti. Soldi pubblici, ovviamente. Ciononostante il Dipartimento delle politiche per la famiglia ha deciso di rinnovare, per “una durata di 16 mesi di attività a decorrere dal primo maggio 2016”, l’accordo stipulato il 28 novembre 2014 con Formez Pa, il centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle pubbliche amministrazioni che risponde al ministero della Funzione pubblica guidato da Marianna Madia. I due contratti in oggetto sono stati stipulati per la realizzazione del “Family Lab – Cooperare per un welfare sostenibile e abilitante” e della “Family Line”. Il primo progetto è “volto a creare – dice la convenzione – reti orizzontali e verticali tra gli operatori pubblici impegnati nelle politiche familiari presso le Amministrazioni di tutti i livelli di governo”. Il secondo, invece, ha come scopo quello di “offrire e rendere più accessibili le informazioni e le opportunità utili alla vita quotidiana mettendo a disposizione, tra l’altro, un servizio di Contact Center mediante l’attivazione del numero verde 800.254.009 al fine di facilitare i rapporti tra i cittadini e la Pubblica Amministrazione”.
FAMILY FLOP – Tutto molto bello. Almeno sulla carta. Se non fosse che, come detto, i costi delle operazioni sono molto alti: 450 mila euro nel primo caso (45 mila da versare a seguito della sottoscrizione dell’accordo e i restante 405 mila da saldare in tre tranche) e 350 mila euro nel secondo, con le stesse modalità di pagamento. A fronte, però, di feedback modesti da parte dei cittadini. Non solo sui social network, dove la pagina Facebook e l’account Twitter della “Family Line” hanno totalizzato – rispettivamente – 455 ‘like’ e 117 ‘follower’ (dati aggiornati al 3 marzo). Ma soprattutto in termini di telefonate al Contact Center e accessi al sito Internet del progetto. Fra marzo 2015 e febbraio 2016, stando ai dati in possesso de ilfattoquotidiano.it, le telefonate pervenute sono state 1.778: una media di 148,2 chiamate al mese. Più o meno cinque al giorno, insomma. Il portale, invece, “ha registrato 19.087 visitatori unici” (circa 70 al giorno) e “105.688 pagine visualizzate” (387 ogni ventiquattrore), fa sapere il report che racchiude i dati raccolti fra il 26 maggio 2015 e il 22 febbraio 2016. I dati disaggregati mostrano una forbice fra picchi positivi e negativi alquanto significativa. Il 10 luglio 2015, per esempio, al sito si sono collegati 422 visitatori (record di contatti), mentre il 21 febbraio 2016, penultimo giorno di monitoraggio, appena 13. Un po’ poco, se si rapportano i risultati a quanto ha speso il dipartimento di Palazzo Chigi per l’accordo con Formez Pa.
COSTA IN CAMPO – Insomma, dopo la visita della Guardia di Finanza, che martedì scorso, come raccontato da ilfattoquotidiano.it, su mandato della Procura regionale della Corte dei Conti ha acquisito documenti relativi ad una serie di convenzioni stipulate con diversi enti per l’esternalizzazione di alcuni servizi, in via della Ferratella in Laterano si respira un’aria pesante. E qualcosa pare si stia già muovendo. Tanto che ora anche il ministro per gli Affari regionali di Ncd, Enrico Costa (nella foto), che con l’ultimo rimpasto ha assunto, oltre alla guida del dicastero, anche la delega alla famiglia, vuole fare chiarezza sulle situazioni ereditate dal passato. “Attualmente sono in essere presso il dipartimento diverse convenzioni, alcune anche con scadenza ravvicinata, sulle quali ho disposto un accurato monitoraggio – spiega il ministro sentito dal nostro giornale –. Per ciascuna di esse, saranno valutati gli obiettivi raggiunti e i risultati prodotti rispetto ai costi sostenuti. Non ci sarà nessuna proroga automatica, ma si deciderà, caso per caso, in base all’esito delle verifiche disposte”. Un monitoraggio al tappeto, dunque, quello disposto da Costa. Che, probabilmente, interesserà anche le convenzioni per i progetti “Family Line” e “Family Lab”.
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