Il Partito democratico sceglie i candidati sindaco alle Comunali. Crollo dell'affluenza, soprattutto a Roma. Serracchiani: "Sempre meglio dei 3mila clic del M5s". Orfini: "La volta scorsa c'era il Pd delle truppe cammellate con quelli poi arrestati e i rom". Ma Delrio non si nasconde: "Si poteva fare di più, ma si veniva da una situazione non facile"
I seggi sono più vuoti, ma vincono i renziani. Alle primarie per scegliere i candidati a sindaco del Pd alle Comunali di giugno vincono Roberto Giachetti a Roma, Valeria Valente a Napoli, Roberto Cosolini a Trieste, Raffaele Del Vecchio a Benevento, Lorenzo Mascagni a Grosseto. A Bolzano unica sorpresa con la vittoria dell’outsider Renzo Caramaschi, ex city manager sostenuto da Sel, Idv e altre liste civiche. Il segretario Matteo Renzi ha telefonato ai vincitori nei capoluoghi di regione, congratulandosi e lasciando al presidente Matteo Orfini il compito di analizzare soprattutto il calo dei votanti. La flessione più vistosa è proprio nella Capitale dove dai 102mila del 2013 (quando fu scelto Ignazio Marino) si è passati ai 50mila circa di ieri. “Più commentatori che elettori” ha detto Massimo D’Alema. Ma d’altra parte, come sottolinea la vicesegretaria Debora Serracchiani, i Cinquestelle scelgono con 3mila clic, “noi con 50mila persone”. La sfida è già da oggi tutta con il M5s, concorrente principale soprattutto a Roma. C’è, però, anche nel Pd renziano, chi non si sforza per nascondere il problema: “Dobbiamo continuare a lavorare – dice il ministro Graziano Delrio – A Roma, si veniva da una situazione non facile. Però bene, comunque la partecipazione c’è stata. Le primarie si confermano uno strumento giusto. A Roma si poteva fare di più, ma speriamo che l’entusiasmo dei candidati accenda la competizione vera”.
A pesare, secondo Orfini, non i postumi di Mafia Capitale, ma il fatto che “la volta scorsa c’era il Pd delle truppe cammellate di quelli che sono stati arrestati, delle file di rom e quant’altro: questi sono dati veri di un partito vero che per fortuna ha ancora tanto lavoro da fare e sta rinascendo”. La polemica per ora è tutta interna al partito, a sottolineare il calo dell’affluenza sono soprattutto esponenti della minoranza – fin quasi alla rissa sui social, come quella tra il “lealista” Ernesto Carbone e il “ribelle” Federico Fornaro – ma il dato generale è che la sinistra del partito risulta di nuovo scartata dalla base del partito. Succede anche a Napoli dove si era presentato un candidato forte come l’ex sindaco Antonio Bassolino. “A Napoli è andata bene – insiste Orfini – Ha vinto la candidatura più innovativa e più fresca. Quella che nei sondaggi era considerata più competitiva alle ‘secondarie’ che sono un pochino più importanti”. Insomma, per dirla con il vicesegretario Lorenzo Guerini è stato “un risultato straordinario” e non una vittoria di Renzi contro Bersani “Una vittoria del Pd – dice al Corriere della Sera – E il fatto che Giachetti abbia preso tanti voti è un bel risultato per lui e per tutto il partito”.
Gotor e Fornaro hanno finito di rosicare, parlano di affluenza, ma loro, i voti li hanno mai visti e presi? #senzavergogna
— Ernesto Carbone (@ernestocarbone) 6 marzo 2016
A Roma, dopo lo scrutinio del 60 per cento dei seggi, il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti aveva ottenuto il 63,8% dei voti contro il 28,3 di Roberto Morassut, ex assessore della giunta Veltroni, e le percentuali da prefisso telefonico degli altri candidati (Domenico Rossi del Centro Democratico, Chiara Ferraro e Stefano Pedica del Pd e Gianfranco Mascia dei Verdi). “Noi dobbiamo trasformare questi tre mesi nel più grande ragionamento collettivo su Roma e sul suo destino, quindi meno polemiche coi candidati e più dialogo coi cittadini – dice Giachetti – Lo chiedo apertamente anche ai media: oscurate le polemiche e incalzateci sui programmi, fatelo per la nostra città. Io voglio che nei bar, per la strada e negli autobus si parli delle idee per Roma e si veda il 5 giugno non come il solito appuntamento elettorale che interessa solo ai capibastone, ma come il punto di svolta della storia di questa città”.
Certo, la prima punzecchiatura ai Cinquestelle viene facile al candidato sindaco: “La mia è stata una campagna tra le persone e di ascolto. Sono stato accusato di non avere un programma, ma il mio programma lo trovate nelle aspettative, nelle proposte e nelle idee di tante persone. Il mio programma è nato tra la gente e non in uno studio a Milano della Casaleggio Associati. Io risponderò ai romani e non alla Casaleggio Associati” aggiunge Giachetti, riprendendo la polemica del contratto fatto firmare ai candidati del M5s a Roma che prevede una multa di 150mila euro per gli eletti che non rispettano il programma e un parere preventivo dello staff del Movimento sugli atti del sindaco. La polemica diretta con i Cinquestelle soprattutto a Roma sarà un meccanismo che andrà avanti fino a giugno: “In un’ora – aveva rivendicato Orfini alle 10,30 di domenica – abbiamo già superato i voti delle Comunarie”.
Giachetti assicura che non ci saranno né “ricatti” né “spartizioni di poltrone”, nessuno “salirà sul carro del vincitore”, che in giunta porterà “solo persone competenti e appassionate” e che presenterà la sua giunta “alla città 15 giorni prima del voto: lo dico con tre mesi di anticipo così lancio subito un messaggio: se a qualcuno non va bene il metodo la porta è quella là”.
Il Pd certamente dovrà tenere conto del risultato di Napoli, dove la candidata definita da Orfini “più innovativa e più fresca”, la deputata Valeria Valente, ha vinto, sì, ma con un margine molto stretto: ha ottenuto il 43,7 per cento dei voti contro il 42,2 di Bassolino, con una differenza di 452 voti effettivi. “Ho combattuto la mia battaglia con caparbietà, tenacia e passione – assicura l’ex sindaco – non ho nulla da rimproverarmi”. A determinare il risultato potrebbe essere stato “il voto in alcuni territori”. E nonostante l’ampia partecipazione, “non siamo riusciti a superare un certo limite”. Non dichiara il suo sostegno alla candidata-sindaco, sua creatura, ma dalle sue parole non traspare nessuna voglia di rivalsa da qui alle elezioni amministrative di giugno. Dice che soprattutto gli dispiace “per i ragazzi, i volontari, le tante forze interne ed esterne al Pd che si sono attivate. Sono una risorsa straordinaria per il Pd e la città”.
E la Valente? Oltre agli auguri di Renzi e Bassolino riceve anche quelli del ministro Boschi, intanto. “Bassolino ha fatto una bella campagna elettorale e ha combattuto come un leone; adesso cerchiamo di averlo al nostro fianco nella battaglia per riconquistare Palazzo San Giacomo. Mi ha scritto un sms e gli ho risposto che faremo questa battaglia insieme. Conosco la sua serietà; sarà sicuramente dei nostri”. Per quanto riguarda le elezioni, Valente spiega di non temere “nessuno, ma ci confronteremo con tutti e siamo sicuri di potercela fare”.