Il bilancio dell'associazione di Confesercenti: in un ventennio 10mila denunce e 200mila commercianti coinvolti, per un giro d'affari di venti miliardi di euro all'anno. "Ma la prevenzione ha fallito, i processi sono troppo lunghi e non c'è certezza della pena"
Calano le denunce nei confronti degli usurai, aumentano quelle contro banche accusate di applicare tassi oltre la soglia. Dopo i primi vent’anni di attività Sos Impresa, l’associazione di Confesercenti nata per contrastare racket e criminalità, fa il bilancio: oltre 10mila le denunce e 200mila i commercianti coinvolti, per un giro d’affari di circa 20 miliardi di euro all’anno. Sos Impresa si è inoltre costituita parte civile in 500 processi che hanno portato a condanne per un totale di 300 anni di carcere.
“Scopo della legge antiusura era prima di tutto – dichiarano i rappresentanti dell’associazione – quello di far emergere il reato, ma in questi 20 anni l’efficacia in questo senso è andata lentamente scemando, vedendo incrementarsi soltanto le denunce nei confronti di istituti bancari per l’applicazione di tassi illegali sui finanziamenti”. Secondo l’associazione, a determinare la riduzione del ricorso alla denuncia di comportamenti usurari è stata anche un’azione preventiva che “si è rivelata fallimentare“, la lunghezza dei tempi processuali e la mancanza della certezza della pena, oltre che la carente tutela di coloro che decidono di denunciare. “Tra pochi giorni incontreremo il vice ministro dell’Interno – dice Lino Busà, direttore di Sos Impresa – al quale consegneremo un report sull’applicazione della legge in questi 20 anni, invitandolo a costituire un tavolo per riformarne i punti di criticità che ancora oggi impediscono di contrastare un fenomeno così grave e diffuso”.