I numeri diffusi dalle Nazioni Unite in occasione dell'8 marzo mostrano che nel 2016 le differenze tra uomini e donne continuano ad amplificarsi: a partire dal diritto all'istruzione che in tutto il mondo viene negato a circa 62 milioni di bambine mentre sono 500 milioni quelle che non hanno mai imparato a leggere
In Arabia Saudita le donne non possono guidare, in India le ragazze non sposate non possono avere telefoni cellulari. In Yemen invece non ci possono essere testimoni di sesso femminile in processi per adulterio, furto, sodomia e diffamazione. E in Europa le donne guadagnano in media il 16 per cento in meno rispetto dei colleghi uomini. Il mondo nel 2016 ancora non può parlare di parità di genere. I numeri diffusi dalle Nazioni Unite in occasione della Festa della donna mostrano che le differenze e le discriminazioni sono ancora una costante: a partire dal diritto all’istruzione che viene negato a circa 62 milioni di bambine mentre sono 500 milioni le donne che non hanno mai imparato a leggere. Il 35 per cento ha subito abusi da parte del proprio partner e in circa 155 Paesi ci sono ancora leggi discriminatorie.
Arabia Saudita. Il paese è in cima alla lista a causa dei suoi divieti come quello per cui le donne non possono guidare. Sebbene non esista una legge che lo vieti, è credenza diffusa tra religiosi sauditi che le donne alla guida “minino i valori sociali“. Negli ultimi anni il movimento Women2Drive ha sfidato il divieto riscuotendo però poco successo: le poche attiviste infatti sono state spesso arrestate mentre erano alla guida. Nonostante il permesso di votare e farsi votare introdotto alle ultime elezioni municipali rappresenti un piccolo passo in avanti, i divieti per le donne saudite restano ancora tanti: per uscire di casa, devono essere accompagnate da un “guardiano” maschio, chiamato mahram. In caso di aggressione, poi, se la donna si trovava fuori casa da sola, spesso viene punita più degli stessi aggressori. A questo si aggiunge il divieto di scegliere come vestirsi, di comprare Barbie e leggere riviste di moda che non siano state precedentemente approvate da un uomo.
India. Nel lungo elenco di divieti e discriminazioni il secondo posto spetta all’India dove l’uguaglianza tra i sessi è garantita dalla Costituzione ma ostacolata dalla forte tradizione patriarcale, che accanto alla violazioni dei diritti, continua da centinaia di anni. La cultura della violenza, poi, è diffusa in ogni ambito, soprattutto tra le forze dell’ordine. A questo si aggiunge la dote, dichiarata illegale nel 1961 ma imposta tutt’oggi alla famiglia della futura moglie e alla base dell’elevato numero di aborti e infanticidi femminili, nonostante la discriminazione prenatale sia tra i comportamenti illegali dal 1996. Le vedove rappresentano un altro caso in cui i diritti delle donne restano esercizi di teoria: la legge infatti le vorrebbe tutelate anche economicamente, ma la pratica le vede spesso discriminate, abbandonate senza averi e soprattutto inconsapevoli dei loro diritti. Il più recente divieto infine, è legato al possesso di telefoni cellulari per le donne non sposate, imposto in un villaggio del Gujarat perché “creerebbe disturbo a livello sociale”.
Yemen. Anche la Costituzione yemenita parla di uguaglianza ma allo stesso tempo sancisce che i diritti delle donne sono governati dalla sharia, la legge islamica che di fatto nega la libertà della donna. Nei tribunali la discriminazione si traduce in un mancato riconoscimento della donna come persona davanti ai giudici: la sua testimonianza viene valutata solo se appoggiata da quella di un uomo; non possono testimoniare in caso di adulterio, furto, sodomia, diffamazione e non possono chiedere il divorzio senza passare da un aula e giustificare la richiesta mentre gli uomini possono farlo in qualsiasi momento e senza giustificazione. Lo Yemen inoltre è uno dei paesi la cui legge non fissa l’età minima per il matrimonio, motivo per cui spesso a essere date in sposa sono bambine anche di 8 o 10 anni, che non hanno alcun diritto in materia di matrimonio.
Europa. Nei 28 paesi appartenenti alla Ue le donne guadagnano in media il 16,1% in meno degli uomini, nonostante il principio di parità di retribuzione per uno stesso lavoro sia stato introdotto 56 anni fa. Tra i paesi visrtuosi l’Italia in cui le donne guadagnano “solo” il 6,5% in meno degli uomini. Le differenze continuano poi anche nella tipologia di contratto. Il 20% delle donne tra i 25 e i 49 anni senza figli lavora part-time ma questo tipo di contratto riguarda invece solo l’8% degli uomini. Il divario si allarga per quanto riguarda le donne con figli: quasi la metà con almeno tre figli lavora part-time contro il 7% degli uomini nella stessa situazione.
Nella lunga lista di divieti e discriminazioni compare anche il Regno Unito che non permette alle donne di arruolarsi nel corpo della Royal Marines. La compagnia militare si è difesa dicendo che “in tempi di crisi, l’unità deve essere pronta ad operare tempestivamente e le donne non sarebbero pronte allo stesso modo degli uomini”.
Citta del Vaticano resta invece l’unico e ultimo Stato al mondo in cui le donne non possono votare: il voto è riservato ai cardinali che hanno meno di 80 anni e che per legge possono essere solo uomini.
Sud America. L’aborto è illegale, senza eccezioni, in Stati come Repubblica Dominicana, El Salvador e Nicaragua. In Argentina, Ecuador, Haiti, Guatemala, Honduras, Paraguay e Venezuela è consentito solo in casi in cui vi sia pericolo di vita per la donna, o in caso di stupro come in Brasile e Panama. Donne e ragazze devono però superare numerosi ostacoli per avere accesso ai servizi e alle cure di base, come contraccettivi, procedure di sterilizzazione o aborto. In ambito lavorativo poi guadagnano il 19% in meno pur rappresentando più delle metà della forza lavoro.
Sud Africa. La legge stabilisce che il matrimonio con ‘spose bambine‘ è possibile a partire dai 12 anni. Così come in Yemen, le future spose non hanno alcuna voce in capitolo e in caso di rifiuto è consentito anche il rapimento di una ragazza per costringerla al matrimonio. La pratica si chiama ukuthwala e ha origini nella tradizione: in molti villaggi sono ancora i genitori a stabilire chi le ragazze, o le bambine debbano sposare, in cambio del ‘obola, il prezzo della sposa. Inoltre, secondo un detto popolare dormire con una vergine guarisce l’uomo dall’Aids: per questo è comune che gli uomini scelgano delle bambine come spose che rischiano così di essere infettate, facendo diffondere la malattia.
Madagascar. Le donne non possono lavorare di sera e solo chi lavora in piccole attività gestite dalla famiglia ha il permesso di continuare dopo il tramonto. Il divieto è esteso a tutte le donne, senza distinzione di età.
Iran. In Iran vige il divieto per le donne di assistere alle partite di calcio e pallavolo in pubblico, perché considerato immorale. Nel 2014, diverse donne sono state arrestate e condannate al carcere, per aver violato la credenza comune.
Bangladesh, Singapore, Sri Lanka, Birmania. Qui lo stupro coniugale è legale, perché vigono le leggi ereditate dal Codice penale indiano del 1860, mnetre in Etiopia e Sud Sudan, la legge sancisce esplicitamente che il marito non è mai colpevole di stupro.
Bahamas. Chi è sposato è autorizzato a violentare la propria moglie poichè se tra i due vige il vincolo matrimoniale lo stupro non viene punito, a meno che la donna non abbia meno di 14 anni.
Israele. Secondo la legge ebraica, solo gli uomini possono decidere se divorziare o meno, mentre le donne non hanno diritto di prendere la stessa decisione.
Giordania, Libano, Algeria, Tunisia e Iraq. In questi paesi un uomo può “riparare” a uno stupro e non essere punito a patto che sposi la donna violentata.