Appena due giorni prima dell’udienza preliminare, lo studio legale dell’ex ministro Paola Severino lascia la difesa dell’ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari, dell’ex direttore generale Luca Bronchi e il direttore centrale David Canestri, che dovranno comparire davanti al gup Anna Maria Lo Prete giovedì 10 marzo presso il tribunale di Arezzo.
I tre sono accusati di ostacolo alla vigilanza nel primo filone delle inchieste su Banca Etruria coordinate dal procuratore Roberto Rossi. Secondo quanto anticipato martedì da La Nazione, lo studio Severino ha comunicato lunedì la sua decisione lasciando agli altri avvocati (Nino D’Avirro per Fornasari, Antonio Bonacci per Bronchi e Luca Fanfani per Canestri) il compito di seguire le difese degli imputati in un procedimento che giovedì si aprirà con una lunga lista di richieste di costituzione di parte civile. Le motivazioni della rinuncia, tuttavia, non sono ancora state rese note. Oltre che da Banca d’Italia i danni saranno chiesti da alcune associazioni di consumatori e da diversi comitati di azionisti. Non si costituirà l’Associazione vittime del Salva banche (più interessata al filone aperto sull’ipotesi di truffa). L’Associazione sarà comunque presente con i suoi rappresentanti giovedì davanti al tribunale dove si annuncia la presenza di molte persone e delle forze dell’ordine. L’udienza comunque è a porte chiuse.
L’inchiesta su Fornasari, Bronchi e Canestri, è stata aperta da Rossi alla fine del 2013, dopo la relazione degli ispettori della Banca d’Italia che segnalavano possibili criticità di rilevanza penale nel bilancio 2012 dell’istituto. Intanto, secondo quanto si apprende, la prossima settimana la procura potrebbe chiudere il secondo filone, quello sulle false fatturazioni, per il quale la procura aveva rinotificato l’avviso di chiusura indagini a Fornasari, Bronchi, all’ex presidente e all’ex ad della società Methorios, Fabio Palumbo ed Ernesto Meocci. Indagini ancora in corso sul conflitto d’interessi, sui finanziamenti concessi ad alcune società quando presidente era Lorenzo Rosi (vice Pier Luigi Boschi), e quello sull’ipotesi di truffa. A febbraio è stato aperto il fascicolo per bancarotta fraudolenta.