Dopo giorni di indiscrezioni in arrivo da Bruxelles e rassicurazioni del Tesoro, a gelare l’ottimismo del governo arriva l’avvertimento del vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis. A causa degli squilibri eccessivi “è necessario continuare lo sforzo in corso sulle riforme”, perché l’Italia “può essere messa nel braccio correttivo della procedura di squilibri in qualunque momento. Le successive decisioni dipendono da quanto è ambizioso il piano di riforme nazionale” che si presenta ad aprile. Intanto, mercoledì saranno pubblicate “le decisioni sulla parte di bilancio”, per “dare agli Stati membri un avvertimento anticipato”. Alle parole di Dombrovskis si aggiungono quelle messe nero su bianco dallo stesso vicepresidente e dal commissario agli Affari economici Pierre Moscovici nell’attesa lettera inviata martedì al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: secondo Il Sole 24 Ore la missiva chiede all’Italia di “assicurare che le misure necessarie per rispettare il percorso di aggiustamento raccomandato per raggiungere l’obiettivo di medio termine (il pareggio di bilancio, ndr) vengano annunciate e dettagliate in modo credibile entro il 15 aprile”, data entro cui il governo deve presentare il nuovo Documento di economia e finanza.
Morale: c’è poco da stare tranquilli, anche se la linea ufficiale di Palazzo Chigi resta quella dettata nella notte di lunedì dal premier Matteo Renzi, che uscendo dal Consiglio europeo ha garantito: “Non c’è nessun rischio di manovra. I conti italiani non sono al sicuro, sono allo stra-sicuro. Da quando ci siamo noi, se c’è una manovra, è per ridurre le tasse“. Linea sposata dal ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, secondo cui “non mi sembra che il punto sia che ci chiedono qualcosa in più in cambio della flessibilità“. Ma la sostanza è che, al di là dell’uso della parola “manovra” che il governo vuole evitare per non mettere in allarme gli elettori prima delle amministrative, in primavera una correzione servirà. Prima del giudizio definitivo sulla legge di Stabilità, atteso per maggio, i conti pubblici italiani avranno bisogno di un aggiustamento di circa 3 miliardi.
Le richieste di Bruxelles sono chiare: come evidenziato dalla Commissione Ue già nel rapporto sulla sostenibilità fiscale reso noto a febbraio, il debito pubblico del Paese resta troppo alto e la sua traiettoria non rispetta la “regola del debito” prevista dal Patto di stabilità, che imporrebbe di ridurre il passivo di un ventesimo l’anno. Il disavanzo nel 2016 è previsto in salita dall’1 all’1,7%, contro l’1,5% previsto lo scorso autunno, uno “scostamento significativo” a fronte del quale l’Eurogruppo ha auspicato interventi sottolineando che anche se Roma incassasse tutta la flessibilità di bilancio richiesta all’esecutivo Ue questo non sarebbe sufficiente per colmare il gap.
Gli “squilibri” italiani: bassa competitività, spending review e lotta alla corruzione – Nei giudizi sugli squilibri macroeconomici resi noti martedì, la Commissione ribadisce che quelli di Italia, Bulgaria, Croazia, Francia e Portogallo sono eccessivi, anche se per nessuno di essi scatta per ora una procedura con richiesta di correzione. Tra gli squilibri messi in evidenza per l’Italia ci sono come sempre alto debito, bassa competitività, sofferenze bancarie e disoccupazione. “La lenta risoluzione delle sofferenze bancarie pesa sui bilanci delle banche e l’alta disoccupazione a lungo termine sulle prospettive di crescita”, si legge nella parte riassuntiva sulla Penisola. “La riduzione del debito richiederebbe avanzo primario e crescita sostenuta”.
Bruxelles ricorda che “sono state prese misure per riformare il mercato del lavoro, le istituzioni, per affrontare i crediti deteriorati, la pa, giustizia ed istruzione. Ma restano dei gap da colmare, specialmente su privatizzazioni, contrattazione collettiva, spending review, misure per aprire il mercato, fisco e lotta alla corruzione“. E la Commissione si aspetta che queste “debolezze” siano affrontate dagli Stati nell’elaborazione dei loro programmi di stabilità, che verranno presentati a Bruxelles a metà aprile. In particolare, l’esecutivo Ue “sottolinea l’importanza di una continua e robusta implementazione del rispetto delle misure di aggiustamento strutturale nel rispetto del patto di stabilità e ricorda che “riesaminerà la situazione in maggio”, sulla base tra l’altro delle previsioni di primavera.
Verso flessibilità solo parziale: 0,75% contro l’1% chiesto da Roma – Stando alle indiscrezioni di questi giorni, Bruxelles concederà alla Penisola uno “sconto” pari solo a non più dello 0,75% del pil, contro l’1% complessivo (circa 16 miliardi di euro) chiesto da Roma invocando la clausola degli investimenti, quella delle riforme e l’emergenza migranti-sicurezza. Ballano, quindi, oltre 3 miliardi. Come sempre, la scelta non è solo questione di “zerovirgola” ma è anche e soprattutto politica. E l’armonia ritrovata tra Renzi e il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker fa ben sperare. Ma, appunto, una cosa è “il clima”, un’altra “la sostanza”.
Governo pensa a aggiustamento senza manovra fiscale – I rischi, dunque, sono due: una procedura per debito eccessivo e la richiesta di una mini manovra di circa 3 miliardi, appunto. A cui Roma potrebbe comunque far fronte senza metter mano alle tasse, ma facendo leva sui minori interessi sul debito (merito degli interventi della Banca centrale europea) o attingendo, per esempio, alle entrate della voluntary disclosure, superiori a quelle messe a bilancio. L’alternativa è non fare nulla e mettersi di nuovo in rotta di collisione con Bruxelles. A cui, per l’anno prossimo, il Tesoro e Palazzo Chigi intendono però chiedere altri spazi di flessibilità oltre a voler eliminare le clausole di salvaguardia, cioè gli aumenti automatici dell’Iva e delle accise che a partire dal 2011 vengono inserite nelle manovre per garantire il rispetto dei parametri nel caso il Paese non riesca a mettere in campo sufficienti tagli o aumenti delle tasse.