Il team tutto italiano LKA, nel progettare la sua creatura, ha compiuto numerosi sopralluoghi nell’ex-manicomio di Volterra, in Toscana, al fine di riprodurlo fedelmente. The Town of Light, avventura grafica disponibile da qualche giorno su PC su Steam, affronta con impareggiabile sfrontatezza e temerarietà una tematica delicata come la pazzia, mostrando tutta l’inadeguatezza del sistema sanitario nell’assistere patologie psichiatriche in pieno Fascismo, nel 1938 per l’esattezza.
Renée, all’epoca, era appena un’adolescente quando venne affidata alle cure di medici e infermieri in evidente stato confusionale. Mostrava manie di persecuzione e ogni cosa la spaventava. Forse in buona fede, i suoi cari non trovarono altra soluzione che abbandonarla, nella speranza di una terapia che le potesse restituire, un giorno, almeno l’illusione della normalità. Purtroppo per la giovane, ad attenderla ci sarebbero stati solo soprusi, violenze, stupri perpetrati dagli inservienti, con la tacita complicità dei medici.
The Town of Light non fa sconti, non si affida a metafore o giri di parole. La voce fuori campo di Renée spiega e commenta a modo suo le emozioni provate, mentre immagini e scene d’intermezzo parlano chiarissimo, mostrandoci senza censure i drammi vissuti sulla sua pelle. Il videogiocatore è chiamato a rivivere la storia della paziente in un ruolo difficilmente definibile. Si aggira nel fatiscente rudere del manicomio ai giorni nostri, ma continui flash-back, oltre che i numerosi interventi di Renée, lo conducono a rivivere in prima persona i tragici eventi del 1938. Nonostante non apportino significative variazioni alla trama, di tanto in tanto viene persino chiesto di prendere una posizione, di interagire con la ragazza rispondendo ad alcune domande, esprimendo il proprio punto di vista su quanto appena visto e appreso.
The Town of Light non è certamente un prodotto perfetto. Alcuni bug grafici rendono incerta l’esplorazione, inoltre la trama perde mordente nella parte centrale dell’avventura, prima di riacquisirlo nello splendido e toccante finale. Anche effetti sonori e doppiaggio nella nostra lingua non sono del tutto esenti da critiche. Eppure è facile perdonare gli errori di gioventù del team di sviluppo, a fronte del magnifico lavoro artistico compiuto.
Non ci sono enigmi da risolvere, né oggetti da raccogliere e combinare tra loro. Si procede da una location all’altra, interagendo blandamente con lo scenario, guidati dalle parole di Renée o dai documenti scovati, anch’essi utili per ricostruire la storia. La violenza degli infermieri, il progressivo disinteresse dei medici curanti, la sconsolante assenza dei familiari, il tepore di un’amicizia (e di un amore) prematuramente e violentemente interrotta: è nell’affrontare questi drammi, nel presentarli sullo schermo tutt’altro che edulcorati e addolciti che si scatenano tutte le potenzialità dell’esperienza di gioco.
L’avventura proposta da LKA è priva di filtri, sceglie coscientemente di sporcarsi le mani con la realtà. Ne viene fuori un prodotto dal forte impatto emotivo, che vuole e sa far pensare. Qualche difetto sporca un lavoro altrimenti impeccabile, ma vale comunque la pena dargli una possibilità. Non fosse altro perché la storia di Renée ribadisce con forza che i videogiochi hanno tutto il diritto, nonché il dovere, di affrontare certe tematiche senza alcun timore reverenziale, persino sfidando, con un pizzico di irriverenza, lo stato dei fatti, la comune ed erronea concezione di un medium che andrebbe fruito unicamente come fonte di svago.
A cura di Lorenzo Fazio
BadGames.it – il Nuovo Gusto dei Videogiochi
Tecnologia
The Town of Light, l’avventura tutta italiana ambientata in un vecchio manicomio
La software house LKA all’esordio nell’industria videoludica con un titolo dal forte impatto emotivo, che racconta, senza censure, il dramma della piccola Renée
Il team tutto italiano LKA, nel progettare la sua creatura, ha compiuto numerosi sopralluoghi nell’ex-manicomio di Volterra, in Toscana, al fine di riprodurlo fedelmente. The Town of Light, avventura grafica disponibile da qualche giorno su PC su Steam, affronta con impareggiabile sfrontatezza e temerarietà una tematica delicata come la pazzia, mostrando tutta l’inadeguatezza del sistema sanitario nell’assistere patologie psichiatriche in pieno Fascismo, nel 1938 per l’esattezza.
Renée, all’epoca, era appena un’adolescente quando venne affidata alle cure di medici e infermieri in evidente stato confusionale. Mostrava manie di persecuzione e ogni cosa la spaventava. Forse in buona fede, i suoi cari non trovarono altra soluzione che abbandonarla, nella speranza di una terapia che le potesse restituire, un giorno, almeno l’illusione della normalità. Purtroppo per la giovane, ad attenderla ci sarebbero stati solo soprusi, violenze, stupri perpetrati dagli inservienti, con la tacita complicità dei medici.
The Town of Light non fa sconti, non si affida a metafore o giri di parole. La voce fuori campo di Renée spiega e commenta a modo suo le emozioni provate, mentre immagini e scene d’intermezzo parlano chiarissimo, mostrandoci senza censure i drammi vissuti sulla sua pelle. Il videogiocatore è chiamato a rivivere la storia della paziente in un ruolo difficilmente definibile. Si aggira nel fatiscente rudere del manicomio ai giorni nostri, ma continui flash-back, oltre che i numerosi interventi di Renée, lo conducono a rivivere in prima persona i tragici eventi del 1938. Nonostante non apportino significative variazioni alla trama, di tanto in tanto viene persino chiesto di prendere una posizione, di interagire con la ragazza rispondendo ad alcune domande, esprimendo il proprio punto di vista su quanto appena visto e appreso.
The Town of Light non è certamente un prodotto perfetto. Alcuni bug grafici rendono incerta l’esplorazione, inoltre la trama perde mordente nella parte centrale dell’avventura, prima di riacquisirlo nello splendido e toccante finale. Anche effetti sonori e doppiaggio nella nostra lingua non sono del tutto esenti da critiche. Eppure è facile perdonare gli errori di gioventù del team di sviluppo, a fronte del magnifico lavoro artistico compiuto.
Non ci sono enigmi da risolvere, né oggetti da raccogliere e combinare tra loro. Si procede da una location all’altra, interagendo blandamente con lo scenario, guidati dalle parole di Renée o dai documenti scovati, anch’essi utili per ricostruire la storia. La violenza degli infermieri, il progressivo disinteresse dei medici curanti, la sconsolante assenza dei familiari, il tepore di un’amicizia (e di un amore) prematuramente e violentemente interrotta: è nell’affrontare questi drammi, nel presentarli sullo schermo tutt’altro che edulcorati e addolciti che si scatenano tutte le potenzialità dell’esperienza di gioco.
L’avventura proposta da LKA è priva di filtri, sceglie coscientemente di sporcarsi le mani con la realtà. Ne viene fuori un prodotto dal forte impatto emotivo, che vuole e sa far pensare. Qualche difetto sporca un lavoro altrimenti impeccabile, ma vale comunque la pena dargli una possibilità. Non fosse altro perché la storia di Renée ribadisce con forza che i videogiochi hanno tutto il diritto, nonché il dovere, di affrontare certe tematiche senza alcun timore reverenziale, persino sfidando, con un pizzico di irriverenza, lo stato dei fatti, la comune ed erronea concezione di un medium che andrebbe fruito unicamente come fonte di svago.
A cura di Lorenzo Fazio
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Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Qual è il suo sogno quando era piccolo?". "Questa è una domanda interessante, perché i sogni cambiano nel corso della vita, con l'età. Quando ero piccolo mi sarebbe piaciuto fare il medico, poi ho cambiato idea. Quando si è a scuola, crescendo, si studia un po' tutto. C'è un momento in cui bisogna scegliere cosa fare. Alla fine ho scelto il diritto, la legge". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella rispondendo ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "Non ho mai sognato di fare il calciatore perché non ero per niente bravo", ha aggiunto sorridendo.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "C'è molto di buono in questo paese, e questo mi conforta sempre". Così il Presidente della repubblica Sergio Mattarella ai bambini della scuola de Amicis di Palermo. "La fatica viene cancellate dal vedere cose buone che si vedono in Italia", ha detto.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Le piacerebbe fare un altro lavoro?". Questa è stata a prima domanda rivolta dagli alunni della scuola de Amicis di Palermo al Capo dello Stato Sergio Mattarella, in visita a sorpresa questa mattina nel plesso. "Io sono vecchio - ha risposto - il mio lavoro non è quello che faccio adesso, il mio lavoro abituale era quello di insegnare Diritto costituzionale all'Università, ma ormai non lo faccio più da tempo. Questo impegno che svolgo ora non è un lavoro, è un impegno per la nostra comunità nazionale. E' faticoso, però è interessante perché consente di stare in contatto con la nostra società, con tutti i cittadini di ogni origine, ed è una cosa di estremo interesse".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "La musica, così come le iniziative sui libri, la cultura, sono il veicolo della vita, della convivenza, dell'apertura, della crescita personale e collettiva. E' quello che state facendo in questa scuola. Per me è davvero un motivo di soddisfazione essere qui e farvi i complimenti". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella incontrando i bambini della scuola De Amicis. Nel novembre scorso i bimbi della quinta C furono insultati mentre si esibivano davanti alla Feltrinelli, vestiti con abiti tradizionali africani. "Io ogni anno vado in una scuola per l'apertura dell'anno scolastico, ma non è frequente che vada in altre occasioni. Sono lietissimo di essere qui questa mattina- dice Mattarella- E ringraziarvi per quello che fate. Ringrazio i vostri insegnanti per quello che vi trasmettono e per come vi guidano nell'accrescimento culturale".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - "Voi siete una scuola che con la cultura, la musica, la lettura, e altre iniziative di crescita culturale, esprime i valori veri della convivenza nel nostro paese e nel mondo, che sempre è più unito, connesso, sempre più senza confini. Ed è una ricchezza crescere insieme, scambiarsi opinioni e abitudini, idee, ascoltare gli altri. fa crescere e voi lo state facendo, per questo complimenti". Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella si è rivolto ai bambini della scuola De Amicis di Palermo. Nel novembre scorso i bimbi della quinta c, molti dei quali di origini africane, furono insultati per strada mentre si esibivano in uno spettacolo vestiti con abiti tradizionali. "Cercate di trovare la vostra strada secondo le vostre inclinazioni, auguri a tutti voi e complimenti", ha aggiunto. "Sono lietissimo di incontrarvi in questo auditorium che ci accoglie, ragazzi. Ringrazio la dirigente scolastica e i collaboratori, gli insegnanti e li ringrazio per quanto fanno. Voglio fare i complimenti a voi, siete bravissimi. Avete eseguito magistralmente questi due pezzi", ha detto ancora il Capo dello Stato parlando ai ragazzi che si sono esibiti in un breve concerto. "Non è facile con tanti strumenti ad arco, a fiato, a percussione. Complimenti ai vostri insegnanti e a voi".
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - “Vivere insieme, dialogare fa crescere. Rivolgo un sentito grazie ai vostri insegnanti. Insegnare è un’impresa difficile ma esaltante”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rivolgendosi agli alunni della scuola De Amicis-Da Vinci di Palermo dove si è recato a sorpresa questa mattina. I bambini, lo scorso novembre, furono insultati con epiteti razzisti davanti alla Feltrinelli di Palermo, dove si erano esibiti in uno spettacolo tradizionale. Molti dei bimbi della 5 c, visitata oggi da Mattarella, sono di origini africane. Oggi, tutt’altro che imbarazzati dalla presenza dell’ospite illustre, perché la visita è stata tenuta segreta dalla dirigente scolastica Giovanna Genco, i bambini hanno rivolto al Presidente alcune domande, consegnandogli dei doni. Sulla lavagna di classe spiccava un grande tricolore.
I bambini hanno poi scortato il presidente nell’aula magna dove l’orchestra dei ragazzi delle classi della secondaria ha suonato due brani di Giuseppe Verdi, il coro delle Zingarelle dalla Traviata e il 'Va, pensiero' dal Nabucco.
Palermo, 20 gen. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo avere incontrato i bambini della quinta C dell'Istituto De Amicis-Da Vinci di Palermo, che lo scorso novembre furono insultati in centro città per il colore della pelle, perché molti di loro sono di origini straniere, si è fermato in classe a rispondere alle loro domande. Sopra la lavagna in classe c'è una bandiera tricolore.