In principio fu Donatella Raffai, con la sua cotonatura fine anni Ottanta. Chi l’ha visto? nasce con lei (e con Paolo Guzzanti), dalle ceneri di “Dove sei”, uno dei segmenti di Portobello (programma che ne ha ispirati almeno un centinaio nei trent’anni a seguire). Da quel 1989, il programma di RaiTre non si è mai fermato e a distanza di 27 anni, tra alti e bassi, oggi è forse al suo apice di appeal. Merito di Federica Sciarelli, dal 2004 alla conduzione e ormai diventata, sorprendentemente, una sorta di icona pop? Anche, ma non solo.
Forse il merito è innanzitutto di un format che ha saputo cambiar pelle, evolversi assecondando i gusti del pubblico senza perdere l’anima. Dote rara, per i programmi dalla storia lunga come Chi l’ha visto?, ma la trasmissione che cercava le persone scomparse soprattutto grazie alle segnalazioni dei telespettatori, è diventata qualcos’altro. Tanta cronaca nera (perché i tempi sono questi e la cronaca nera tira assai), ma mai con quella morbosità da sciacalli tipica di altri lidi catodici. C’è ancora spazio per le persone scomparse, ma Chi l’ha visto? è diventato un programma di inchiesta, quasi un sostituto delle forze dell’ordine o degli inquirenti. Bei servizi sul campo, con inviati che badano più alla sostanza che alla forma, che magari hanno inflessioni dialettali marcate ma che sanno fare il proprio mestiere di giornalisti d’inchiesta. È una bella squadra, quella di Chi l’ha visto?, con molti giovani e alcune granitiche e navigate certezze. Come Gianloreto Carbone, navigato cronista, inviato principe del programma e ormai mito dei #chilavisters, i seguaci social del programma, che il mercoledì sera si danno appuntamento su Twitter per commentare con entusiastico trasporto la trasmissione.
Di colpi clamorosi, il Chi l’ha visto? sciarelliano ne ha messi a segno parecchi. Il più noto è datato 6 ottobre 2010, quando Federica Sciarelli fu costretta a dare la notizia del ritrovamento del cadavere di Sarah Scazzi proprio mentre in collegamento c’era la madre della povera ragazza di Avetrana. Un momento difficile e delicato, che la giornalista ha saputo gestire senza morbosità o sciacallaggi di sorta. Lo stile della Sciarelli è confidenziale, assai romano, diretto e a volte anche “passionale”. La giornalista riesce a essere nel contempo cronista e spettatrice. Si arrabbia, si commuove, a volte attacca a testa bassa quando sa di parlare con gente torbida e evidentemente coinvolta nel caso in discussione. I telespettatori (che sono sempre di più, con risultati che ormai non fanno più notizia e che sono una boccata d’aria fresca per la problematica RaiTre) gradiscono assai e Federica Sciarelli, abituata alla grigia atmosfera tardosovietica del Tg3 curziano, da qualche anno ha dovuto imparare a gestire una notorietà inattesa, con tanto partecipazione come madrina al RomaPride 2015 e ingresso meritato nell’ideale Hall of Fame delle icone gaie sul suolo italico. La settimana scorsa, nonostante Juventus-Inter su RaiUno, Chi l’ha visto? era riuscito comunque a raggiungere il 12% di share, mentre la settimana prima era addirittura arrivato a 3.591.000 spettatori pari a uno share del 16.54%. Numeri da varietà, altro che persone scomparse. Pubblico morboso? No, cronaca raccontata con mestiere. Che di questi tempi è grasso che cola.