Secondo la Procura l'istituto vendeva finte polizze assicurative attraverso le quali i clienti portavano soldi all'estero nascondendoli al fisco. Tra i reati contestati l'ostacolo all’attività di vigilanza, il riciclaggio e l'abusivismo finanziario
False polizze assicurative vendute a migliaia di cittadini italiani per permettere loro di portare soldi oltreconfine senza dichiararli al fisco. E’ l’accusa al centro dell’inchiesta per frode fiscale, ostacolo all’attività di vigilanza, riciclaggio e abusivismo finanziario aperta dalla procura di Milano sulla banca svizzera Credit Suisse Ag. Il procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco, i pm Gaetano Ruta e Antonio Pastore hanno aperto il fascicolo, i cui contenuti erano stati anticipati da L’Espresso a metà febbraio, circa un anno fa. La Finanza sta effettuando da tempo verifiche su 13-14mila clienti italiani che avrebbero portato all’estero, grazie all’aiuto di funzionari della banca, circa 14 miliardi di euro. Ora emerge che l’istituto stesso è indagato sulla base della legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Le indagini si concentrano su un giro di polizze false stipulate all’estero attraverso la Credit Suisse Life&Pension, con operazioni effettuate tra il Liechtenstein e le isole Bermuda. Per la Procura si trattava di uno stratagemma per trasferire denaro all’estero, perché i finti premi pagati dal cliente venivano in realtà depositati su conti correnti dai quali il titolare della polizza poteva liberamente prelevare i soldi.