La decisione della Rai di eliminare la cronaca nera da Domenica In non ci fa certo soffrire perché il genere ci annoia fin da quando, eravamo molto piccoli, ci hanno rivelato quel che aveva combinato nonno Caino. Sicché da allora ogni delitto ci sembra un dejà vu, sappiamo che non siamo “buoni”, ma ci siamo anche convinti che ci conviene esserlo, altrimenti la vita diventerebbe un costante inferno.
Quando l’equilibrio si rompe, magari con la spinta di droghe, succede quel che è successo un paio di giorni fa, con quel “delitto per provare”, parente stretto di tanti episodi simili come l’uccisione di Meredith a Perugia o le imprese di Ghira e soci nella villa al Circeo. Fra l’altro, “delitto chiama delitto” perché ne fa venire a galla la propensione nelle persone più diverse sotto forma di invocazioni alla pena di morte, che non è vendetta (la capiremmo) ma mansione affidata alla burocrazia in funzione di scongiuro. Per cauterizzare “fuori di noi” un problema che in realtà ci spaventa tanto perché, in fondo in fondo, sappiamo che è in noi, anzi (misteri della selezione naturale che ci ha formati) è “noi”.
Materia, come è evidente, altamente e facilmente infiammabile, che pervade la vita sociale, che occupa i pensieri delle persone, che ne condiziona il reciproco rapportarsi.
Ovvio quindi che un editore televisivo (anzi, come s’usa dire oggidì, multimediale) debba occuparsene. Tutto sta a vedere “come”. Di certo non surfando le onde della meraviglia e dell’orrore, a base di “signora mia che mi dice!” e “a che punto siamo arrivati!”. Non, insomma, facendo l’ufficio stampa di chi commette delitti. Ma esplorandone le condizioni e le motivazioni per irrobustire i contenitori culturali che tengono a bada le forze (o le debolezze) che ci espongono al commetterli noi stessi, quegli orrendissimi delitti.
Esempi di trasmissioni che sanno cimentarsi con il nostro lato oscuro ce ne sono e ne citiamo due, uno giornalistico, ed è il metodo Leosini, l’altro narrativo, e ci riferiamo a Camilleri e al suo Montalbano.
Leosini de-mostrizza quelli che nella fase della cronaca abbiamo conosciuto come “mostri”. Ce li fa apparire normali e, quindi, ci fa capire che mostri si diventa. Montalbano (a proposito, nella seconda puntata quasi un milione di spettatori in meno, ma un paio di punti di share in più), si sa, è infallibile con gli autori dei delitti innanzitutto perché li comprende, ancora prima di scovarli. In entrambi i casi, altro che lanciare gridolini in un talk show, prima di arrivare alla trasmissione c’è un grande lavoro sulle carte istruttorie, nel caso di Leosini, nella scrittura di trame, personaggi e motori delle azioni, da parte di Camilleri. Messa così, rassegniamoci al fatto che in tv il delitto paga. Tutto sta a non ridurlo a cronaca, ma metterlo in modo che il gioco valga la candela.